Ieri, Sabato 29 Agosto, abbiamo sfilato in tante e tanti sul lungomare di Rimini per gridare forte il nostro NO alle trivellazioni in Adriatico, per opporci ai piani del governo che, citando il gruppo SOS Adriatico, privatizzano gli utili, socializzando i danni.
Una protesta che si è resa necessaria in seguito alla decisione del governo di dare il via libera alla realizzazione di decine e decine di piattaforme di trivellazione in tutto il mare Adriatico, il nostro Mare!
Tutto il mondo è concorde nell’affermare che l’era dei combustibili fossili sta volgendo al termine, che è sempre più necessario trovare fonti di energia alternative. Negli anni sono state vagliate tante strade: fotovoltaico, eolico, geotermico… ma nessuna di queste ha mai davvero preso piede.
Nessuno si è preoccupato di incentivare realmente la produzione di energia sostenibile, tramite lo sfruttamento di fonti rinnovabili, o meglio, chi ci ha provato, è stato subito fermato. Perché?
Prendiamo ad esempio il fotovoltaico: a partire dal 2001 il governo ha varato una serie di decreti per incentivare l’installazione di 10000 impianti fotovoltaici su altrettanti tetti di abitazioni private. Ma la difficoltà di accesso agli incentivi (che consistevano nel finanziamento a fondo perduto di parte della spesa, fino anche al 75%) e le solite lungaggini burocratiche tipiche del nostro Paese hanno impedito il raggiungimento dell’obiettivo.
Gli incentivi sono andati progressivamente sparendo nei diversi “Conti Energia” varati dal Ministero dello Sviluppo Economico. Nel 2014, se chiedevate ad un installatore di pannelli fotovoltaici un consiglio sulla realizzazione di un impianto nella vostra abitazione, vi rispondeva senza pensarci troppo: “Ehhh, ormai non conviene più”.
Non conveniva più perché gli impianti hanno un prezzo di realizzazione altissimo, perché l’energia prodotta in esubero, che viene immessa nella rete elettrica, ad uso e consumo di tutte e tutti, viene pagata pressoché niente, e, a conti fatti, dovreste sfruttare il vostro impianto a pieno regime per parecchi anni prima di rientrare della spesa…e quindi?
La soluzione al problema energetico
Nel 2015 sono state introdotte nuove detrazioni fiscali per la realizzazione di impianti di produzione energetica residenziali e per le PMI, una misura senza dubbio positiva che ha permesso una ripartenza del settore nei primi sei mesi dell’anno. L’Italia attualmente è terza al mondo per numero di impianti fotovoltaici installati (più di 680 mila), dietro solo a Cina e Germania.
Ma se, da un lato, il governo sta riaprendo la strada delle rinnovabili, grazie al decreto “Sviluppo” del 2012 e al decreto “Sblocca Italia” dell’ultimo governo, si sta riaprendo anche un’altra strada: quella dei combustibili fossili.
“Ma come,” direte voi, “ancora a cercar petrolio?“. Domanda legittima, risposta scontata. Da sempre le grandi aziende di estrazione e raffinazione degli idrocarburi vanno a braccetto coi governi, da cui dipendono per la concessione delle aree di trivellazione. Se nel 2010, per motivi ambientali, erano state fermate numerose autorizzazioni in via di rilascio, a partire dal 2012, queste autorizzazioni sono state sbloccate, facendo ripartire tutta la macchina della ricerca di nuovi pozzi di estrazione, e la successiva trivellazione.
Il decreto Sblocca Italia, infine, ha facilitato ancora di più tutto il processo. Risultato: decine e decine di nuove trivellazioni in Adriatico e non solo (ricordate l'”ermo colle” leopardiano? Beh…trivelleranno anche quello!).
Da una recente stima, sotto al nostro mare, si trovano circa 22 milioni di tonnellate di petrolio. Ma non lasciamoci ingannare dal numero. Nel 2013, secondo i dati diffusi dal Ministero dello Sviluppo Economico, il consumo di petrolio in Italia è stato di 60 milioni di tonnellate, ovvero 3 volte la quantità che si ricaverebbe prosciugando l’intero giacimento sotto all’Adriatico.
Difendiamo il nostro mare: facciamoci sentire, facciamoci vedere
Da Casa Madiba Network, assieme al Coordinamento Rimini per l’Ambiente, non staremo certo a guardare in silenzio la distruzione ambientale del nostro territorio, del nostro mare, che, per tutta la costa Adriatica, è un’inestimabile patrimonio che alimenta economicamente intere città e paesi che vivono grazie al turismo e alla pesca.
A Giugno è stato concesso il via libera alla ricerca, in un’area di tre milioni di ettari, tra Rimini e Termoli, di 1,4 milioni di tonnellate di gas e petrolio. Queste ricerche verranno effettuate utilizzando la discussa e pericolosissima tecnica dell’air gun: grossi cannoni ad aria compressa spareranno in mare bolle d’aria, con una potenza in grado di danneggiare gravemente tutta la fauna ittica presente, per ottenere una proiezione del sottosuolo.
Senza poi considerare l’enorme impatto ambientale che provocherebbe anche un piccolo incidente in una qualsiasi piattaforma: l’Adriatico è un mare praticamente chiuso, e lo sversamento di petrolio causerebbe danni su tutta la costa, da Trieste ad Otranto!
Vi invitiamo, quindi, tutte e tutti ad attivarvi, a difendere insieme il nostro mare dalle trivellazioni selvagge, che “privatizzano gli utili, socializzando i danni”.
Qui trovate la petizione, promossa dal gruppo SOS Adriatico, per chiedere al presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini di opporsi urgentemente e con tutti i mezzi a disposizione alla strategia di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Adriatico portata avanti dal Governo.