ATTENZIONE
Questo articolo contiene immagini e video che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni utenti.
Esattamente un mese fa, Sabato 10 Ottobre, ad Ankara si è verificato il più sanguinoso attentato nella storia della Turchia. La Marcia per la Pace, organizzata dalla sinistra turca e da alcuni ordini della società civile, è stata brutalmente e violentemente attaccata con due esplosioni che, in pochi istanti, hanno provocato la morte di almeno 128 persone, ferendone oltre 500.
La reazione, da parte delle autorità turche, è stata tutt’altro che “umana”: subito dopo le esplosioni, la polizia ha attaccato con gas e manganelli la folla che accorreva in soccorso ai feriti, cordoni hanno bloccato l’accesso alle ambulanze nell’area dell’esplosione, il governo ha censurato i media nazionali, rallentato l’accesso a Twitter e, tramite un comunicato ufficiale, vietato di diffondere qualsiasi contenuto sull’attentato.
Erdoğan e l’AKP imputano l’attentato all’ISIS, che tuttavia, come nel caso dell’attentato di Suruç, non lo ha rivendicato. I due attentatori però erano su una lista di 16 possibili kamikaze inoltrata alla polizia turca oltre tre mesi fa, e rimasta sepolta lì fino a dopo l’attentato, troppo tardi.
Oggi, un mese dopo, abbiamo attraversato le elezioni in Turchia, dove Erdoğan ha portato a compimento la sua strategia del terrore, riuscendo a riagguantare la maggioranza assoluta persa nelle elezioni dello scorso Giugno. Non è stata una vittoria completa però: il partito democratico dei popoli (HDP) è riuscito a superare nuovamente l’incredibile soglia di sbarramento del 10%, una delle più alte del mondo, entrando nuovamente in parlamento.
Mentre continuano le violenze nel Kurdistan turco e siriano, mentre prosegue la feroce repressione di Erdoğan e dell’AKP contro chi combatte per i propri diritti e la propria dignità, vorremmo fare un piccolo passo indietro, tornando con la mente a quel 10 Ottobre.
Viviamo in un’epoca in cui le informazioni viaggiano alla velocità della luce, riferendo quello che accade in tempo reale, in qualsiasi parte del mondo. Ankara non ha fatto eccezione: in rete, nel corso di quella giornata si sono riversate centinaia di fotografie e video dalla capitale turca, che documentano l’esplosione della prima bomba, i danni causati ed anche la reazione e il comportamento disumano della polizia turca.
Affinché tutto questo non venga dimenticato, affinché MAI PIÙ si ripeta una strage simile, affinché tutte e tutti ci si renda conto di cosa è accaduto quel sabato terribile, abbiamo raccolto parte di quel materiale qui sotto.
Come già anticipato si tratta di immagini e video con contenuti forti, non adatti a tutt*, per questo sconsigliamo la visione ad un pubblico suggestionabile.
I video delle esplosioni
#Turkey: Moment of explosion at peace rally in #Ankara today. At least 97 killed & 400 wounded. #Ankaradayız pic.twitter.com/5LwgaQHvar
— ѕyndιcalιѕт (@syndicalisms) 10 Ottobre 2015
Via TW / @syndicalisms
Via YT / video slayer
Le cariche della polizia sui primi soccorritori
#Turkey: Video police suppressing those attending to wounded after the explosion in #Ankara.
pic.twitter.com/q6Oqe1l5rs
— ѕyndιcalιѕт (@syndicalisms) 10 Ottobre 2015
Via TW / @syndicalisms
I momenti dopo le esplosioni
Via YT / Fatih PINAR
Via YT / Tarzinyo Caps
La polizia blocca l’accesso all’area alle ambulanze
Via YT / Cihan Haber Ajansı