Nel 2015 centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini hanno attraversato i confini d’Europa scatenando una crisi politica e istituzionale senza precedenti. La risposta è stata tanto il più violento razzismo istituzionale, quanto una grandiosa solidarietà. I migranti hanno reso evidente che il regime dei confini e il governo della mobilità sono l’altra faccia delle politiche di austerity, una leva fondamentale attraverso cui precarizzare tutto il lavoro. Mentre le destre e i discorsi xenofobi soffiano sul vento della paura e della diffidenza, stare dalla parte dei migranti significa oggi lottare concretamente contro una precarietà e una riduzione degli spazi di libertà che riguarda tutti e tutte. Questo è il messaggio lanciato in Europa dalla piattaforma dello Sciopero Sociale Transnazionale, con la convocazione di una giornata di scioperi e azioni decentralizzate e coordinate il prossimo primo marzo, con lo slogan: «24 ore senza di noi contro i confini e la precarizzazione».
Insieme a diverse realtà che già si stanno mobilitando dalla Germania alla Polonia, dal Regno Unito ai Balcani, passando per la Svezia, la Francia e la Grecia, il primo marzo può essere anche in Italia una giornata in cui porre al centro le lotte dei migranti, per avviare nuovi percorsi di connessione e coalizione tra le diverse figure del lavoro. Il primo marzo può essere una giornata in cui dare visibilità e un volto pubblico a tutte quelle vertenze ed esperienze grandi e piccole che, pur presenti nei territori, faticano a trovare una reale forza politica espansiva. Un giorno nel quale prendere parte di fronte al tentativo di ridurre al silenzio i migranti e, insieme con loro, tutti quelli che cercano di sottrarsi allo sfruttamento e migliorare così la propria vita.
La chiamata transnazionale per il primo marzo apre la possibilità di avviare percorsi duraturi per rovesciare la frammentazione delle condizioni sociali e di lavoro in una forza collettiva da far pesare sul piano europeo, rilanciando lo sciopero come strumento di lotta contro le pratiche di sfruttamento costruite intorno al lavoro migrante, alla gestione della mobilità e all’accoglienza. Si tratta di avanzare rivendicazioni – come quella di un salario minimo, di un reddito e un welfare europei senza limitazioni legate alla cittadinanza e di un permesso di soggiorno europeo indipendente dal contratto di lavoro e dal reddito – che possono aprire, proprio per la loro scala europea, nuovi spazi di politicizzazione. Si tratta allo stesso tempo di valorizzare, rafforzare e diffondere le pratiche di accoglienza e mutualismo che si oppongono al governo della mobilità europeo aprendo spazi di libertà a livello locale.
Sappiamo che quella dello sciopero è una sfida difficile, perché difficili sono le attuali condizioni sociali e politiche. Pensiamo però che le questioni del lavoro migrante e del razzismo istituzionale, della precarizzazione diffusa, dell’attacco ai salari e al welfare, devono conquistare la scena nello spazio europeo. Anche se difficile, lo sciopero è un progetto concreto che può trovare nel prossimo primo marzo un momento di sperimentazione. «24 ore senza di noi» significano anche allargare lo spazio del «noi», creando le condizioni affinché tutti coloro che sono sfruttati e vivono in uno stato di precarietà a tempo indeterminato lottino insieme.
Facciamo appello ai migranti, ai precari e alle precarie; agli operai e le operaie che ai migranti sono legati nelle fabbriche e lungo le catene transnazionali dello sfruttamento; ai lavoratori pubblici e privati, del terzo settore, della logistica; ai lavoratori autonomi di seconda generazione e partite Iva; agli studenti e ricercatori che rifiutano i tagli e la mobilità; ai rifugiati e ai lavoratori e lavoratrici dell’accoglienza che negli ultimi mesi hanno lottato contro le politiche dell’emergenza e dell’esclusione e contro la propria quotidiana precarietà; gli insegnanti, che rifiutano la degradazione della scuola pubblica e le politiche di subordinazione e discriminazione dei migranti cui il governo li vuole obbligare; alle realtà impegnate in pratiche di mutualismo e accoglienza; al mondo dell’associazionismo impegnato contro le diverse forme del razzismo: tutte queste figure oggi frammentate possono trovare nel primo marzo un momento di convergenza inedito.
Facciamo appello per avviare percorsi territoriali di coordinamento, al fine di permettere, all’interno della cornice comune, una partecipazione diffusa e più ampia possibile alla giornata. Invitiamo a organizzare momenti di lotta che possano convergere in momenti comuni di piazza nel pomeriggio del primo marzo, in modo da dare a tutti e tutte, anche chi non potrà partecipare ad altre iniziative, la possibilità di prendere parte alla giornata.
Come affermato dalla piattaforma dello Sciopero Sociale Transnazionale nell’appello del primo marzo, «non abbiamo né un’identità né un passato da difendere, ma solo un processo aperto per tempestare il presente»!
Prime adesioni:
- Strike Meeting
- Acrobax – Roma
- AdL Cobas Emilia Romagna
- Assemblea Lavoratori dell’Accoglienza – Roma
- Associazione Cross-Point – Brescia
- Bios Lab – Padova
- Centri Sociali Emilia Romagna
- CLAP – Roma
- Cobas empolese
- Communia Network
- Comunità in Resistenza / CSA Intifada – Empoli
- Confederazione USI∫connessioni Precarie
- Coordinamento Collettivi Sapienza
- Coordinamento Lavoratori Autoconvocati – Contro la crisi
- Coordinamento Migranti Emilia Romagna
- CS. Astra / Laboratorio Puzzle – Roma
- ESC – Roma
- Exploit – Pisa
- La Boje – Mantova
- LUR – Libera Università Roma
- Migranti Ex SET – Bari
- Resistenze Meticce – Roma
- Rimake – Milano
- Sial Cobas – Milano
- Solidaria – Bari
- Zero81 – Napoli
Per adesioni: 1marzo2016@gmail.com