Appello contro il requisito della disponibilità alloggiativa come condizione per il rinnovo del permesso di soggiorno
Mentre la fabbrica della clandestinità, degli Hotspot e della frontiera europea esterna funziona a pieno regime, altri stratagemmi nazionali attuano il piano – europeo e non solo – di rendere invisibili ed irregolari un numero sempre più ampio di persone, senza risparmiare coloro che hanno già in tasca un permesso di soggiorno e che sono presenti sul territorio italiano da tempo.
Tra le numerose richieste amministrative vessatorie e spesso illegittime, vi è la richiesta della disponibilità di un alloggio che, quando non riporta nella irregolarità i cittadini stranieri, impedisce il mantenimento di diritti già riconosciuti, come lo status di titolare della protezione internazionale, o ancora ostacola l’acquisizione di status più stabili, com’è quello del titolare di soggiorno permanente.
Da oltre un anno, infatti, la dimostrazione della disponibilità di un alloggio, si è fatta sempre più rigorosa e complicata, andando a costituire spesso l’unico motivo di rifiuto del permesso di soggiorno da parte delle Questure. Ciò avviene anche nei confronti dei titolari della protezione internazionale ed umanitaria, il cui diritto alla permanenza sul territorio nazionale è disposto dalle Commissioni Asilo e non non dovrebbe dipendere dai funzionari della Polizia di Stato.
Questa condotta degli Uffici Immigrazione delle Questure è diretta a colpire tutte quelle persone che si trovano a fare i conti con la crisi abitativa: chi è senza casa e dorme in strada, in stazione, in un edificio abbandonato; così come chi abita negli spazi occupati ed autogestiti che rivendicano pubblicamente una soluzione al dramma della perdita di una casa.
Nessuna normativa né la giurisprudenza impongono che la sistemazione alloggiativa sia da dimostrare necessariamente tramite l’esibizione di contratti di proprietà, di locazione o di comodato d’uso gratuito, ma la realtà che osserviamo ogni giorno ci mostra che centinaia di migranti sono costretti a ricorrere alla compra-vendita delle dichiarazioni di ospitalità corredate da ulteriori documenti e contratti pur di non perdere il diritto di soggiorno faticosamente conquistato. Un vero e proprio mercato che alimenta l’ennesimo business di profittatori sulla pelle dei migranti, estensione diretta delle reti criminali che speculano sulle migrazioni e che il Governo afferma di voler sconfiggere!
Se da tempo combattiamo il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, ci troviamo oggi di fronte ad una escalation nella discriminazione verso i cittadini stranieri, compresi i titolari di protezione internazionale. Siamo infatti nella paradossale situazione per cui l’emergenza abitativa che affligge il territorio nazionale, imputabile al fallimento delle politiche pubbliche più che alla responsabilità individuale delle persone, è usata a pretesto per cancellare i diritti. Ed è ancor più paradossale che questa condotta colpisca chi è fuggito da guerre e persecuzioni e si trova sotto la tutela dello Stato Italiano perché rifugiato, protetto sussidiario o umanitario.
Come già avvenuto con l’articolo 5 del Piano Casa – Decreto Lupi, in tempi di crisi l’amministrazione non si fa scrupolo di rendere invisibile e condannare la fragilità sociale, negando l’iscrizione nei registri anagrafici e l’allaccio ai servizi primari come l’erogazione di acqua e corrente elettrica. Consideriamo altrettanto irresponsabile, nonché in aperta violazione della normativa, la pratica di clandestinizzazione qui denunciata, che favorisce il ricorso a sotterfugi e a pratiche di illegalità.
Siamo di fronte ad una vera e propria pratica di espulsione sociale di fasce di popolazione in situazione precaria, accentuandone le difficoltà tramite ostacoli ammnistrativi.
Per queste ragioni chiediamo
- che la continuità dei diritti del soggiorno non sia più ostacolata per chi è in situazioni di precarietà abitativa; che la reperibilità sul territorio sia accertata tramite l’auto-dichiarazione dell’interessato o, quando possibile, la mera dichiarazione di ospitalità;
- che sia accettato e riconosciuto come dimora valida, ai fini del rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno, il domicilio dichiarato presso realtà collettive (associazioni, enti religiosi, etc) concordi a costituire punto di riferimento per la persona ad ogni effetto
Ci impegniamo a sostenere queste rivendicazioni, a farne campagna e vertenza!
Primi firmatari:
Sportello Migranti TPO (Bologna), Associazione Città Migrante (Reggio Emilia), Casa Bettola (Reggio Emilia), Sportello Diritti per tutti – Casa Madiba Network (Rimini), Associazione Diritti Lavoratori ADL Cobas Emilia-Romagna, Esc Infomigrante (Roma), Astra/Puzzle (Roma), Action Diritti in Movimento (Roma), Network Agenzie Diritti Municipali (Roma), L’Altro Diritto Sicilia, Sportello Diritti – Spazio sociale La Boja (Mantova), Accoglienza Degna (Bologna), Rete Antirazzista Catanese (Catania), Associazione SOS Diritti (Venezia)