Questa è la persona che era stata celermente allontanata dalla struttura per l’accoglienza di homeless dopo la metà di maggio 2015, a cui poi qualcuno all’interno della Questura e della Procura ha dato credito, forse dopo un controllo in strada, per costruire un teorema accusatorio e di pubblica gogna nei nostri confronti con accuse pesantissime per estorsione e violenza privata, con la conseguente apertura di un fascicolo dedicato in Procura e la solita macchina del fango a mezzo stampa da cui ci siamo dovuti difendere .
Uscì infatti un articolo sul Resto del Carlino pochi giorni dopo lo sgombero di Casa Madiba e l’occupazione del Villino Ricci dal titolo “Vuoi dormire nella casa occupata? Paga 400 euro. La denuncia di un ex militante del Centro sociale”, articolo in cui si diceva “Quattrocento euro al mese sarebbe il prezzo da pagare per rimanere a dormire nella palazzina occupata dagli attivisti del Lab.Paz. L’alternativa? Lavorare gratis per il gruppo. A sostenerlo è un ex militante dei centri sociali, che ha presentato denuncia in Procura” addirittura una persona ospitata per pochi giorni e allontanata per episodi di violenza all’interno della Casa era divenuta, così per incanto, un militante del centro sociale (come se tutte le persone accolte dalla Caritas fossero membri dell’associazione) insieme alle ridicole accuse che ci venivano mosse senza essere stati nemmeno sentiti.
Oggi veniamo a sapere di questa vicenda atroce di abusi e violenza sessuale su una bambina di 6 anni e qualcuno dentro la Questura e la Procura dovrebbe rendere conto dei motivi per cui la persona che è accusata oggi della violenza sulla minore, in quel periodo sia stata invece ritenuta credibile a tal punto che fosse aperto un fascicolo in Procura per estorsione e violenza privata contro alcuni attivisti di Casa Madiba. La storia, ancora una volta, ha parlato a nostro favore, come non mancherà di fare in futuro per le altre cose di cui siamo accusati. Ci rimane un dubbio però. L’impegno che mettiamo oggi e i concetti che applichiamo sono gli stessi dei giorni dell’accusa nei nostri confronti. Come è possibile che la nostra azione di limpido mutualismo si sia potuta mettere in discussione con la semplice testimonianza di una persona disturbata, non certo da oggi. Noi lo avevamo cacciato ed oggi viene arrestato. Sembra strano che la personalità dell’individuo fosse sfuggita a chi ha imbastito il caso e lo ha mandato in Procura. Ecco, per questo a noi rimane l’amaro in bocca e una brutta sensazione di accanimento nei nostri confronti. Facciamo presente che la credibilità di questo soggetto portò anche allo sgombero non solo di Casa Madiba e dei suoi 8 abitanti di allora ma anche di Villa Florentina ed Eva (Ex Enel) dove erano presenti già 12 persone fra cui due nuclei con minori, il 20 maggio 2015 venti persone finirono in strada senza alcuna alternativa.
Leggiamo anche di una nota in cui la Questura afferma come “Lo scorso anno il 34enne era stato ospite di una struttura di volontariato. Nel 2015 infatti aveva trovato ospitalità presso ‘Casa Madiba’, da dove poi gli stessi volontari lo avevano allontanato perché spesso ubriaco, irrispettoso e non ligio alle regole della struttura.”
Questa nota omette però quello che abbiamo scritto sopra, per queste ragioni chiediamo lo stralcio immediato del fascicolo e le pubbliche scuse da parte di chi scrisse l’articolo e autorizzò la sua pubblicazione.
Siamo più che mai rattristati e addolorati per la bambina che ha subito questa orribile violenza, l’ennesima vittima della pedofilia e della violenza maschile che il 26 novembre ha portato più di 200mila persone in corteo che, come una marea, ha invaso Roma nel silenzio dei media e della politica. Continueremo a lottare contro ogni violenza e abuso commessa su minori, donne di stampo razzista, sessista e xenofobo così come a contrastare ogni tentativo malriuscito di costruire teoremi repressivo/giudiziari nei nostri confronti che mirino a delegittimare l’azione politica e sociale del network di Casa Madiba. In questo si iscrive anche la pesantissima vicenda di Moriba che ci colpisce al cuore, dichiarato dalla Questura socialmente pericoloso solo per il suo attivismo politico. Questa vicenda dimostra invece che le persone veramente pericolose sono altre a cui invece è stata data credibilità.
La nostra storia, i nostri percorsi per quanto impervi e difficili (dare autonomia alle persone, rompere con il vittimismo e del peso della povertà, l’autorganizzazione) sono pubblici e alla luce del sole. La giustizia sociale è quella che pratichiamo e che agiamo insieme all’antisessismo e ad ogni forma di violenza e autoritarismo su ogni persona.
Casa Madiba Network