Anche oggi assistiamo ad un dibattito fra istituzioni (Lisi/Santi) che manifesta alcune delle criticità denunciate dallo “Sportello Diritti per tutti” nel comunicato di Giovedì scorso, rispetto alle falle del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo in Italia e su quali nodi sarebbe opportuno affrontare.
Ancora una volta, anziché utilizzare questo tavolo per mettere in pratica un sistema di accoglienza efficace capace di rispondere tanto ai flussi migratori quanto ad altre situazioni sociali legate per es. al disagio abitativo, mentre continuano ad aumentare gli/le homeless prodotti dai CAS manovalanza per i circuiti dello sfruttamento e dell’illegalità, chiamando in causa la società i cittadini per partecipare attivamente alla costruzione di percorsi virtuosi anche a partire da esperienze come Casa Gallo (mai interpellata dalla Prefetta), ci ritroviamo sospesi sulla superficie di dichiarazioni retoriche, botta e risposta che rinnovano i toni dell’allarme, della paranoia e dell’incapacità istituzionale di parlare di queste persone come persone, come nuovi cittadini/e e non numeri o pacchi da smistare come fossero solo un peso.
La logica che muove sia Santi che Lisi è la MEDESIMA.
L’assessore Lisi sembra quella pro accoglienza in realtà si muove sempre sulle corde delle politiche respingenti anziché ragionare sulla qualità dell’accoglienza come e dove farla, si parla ancora di numeri, come se i richiedenti asilo siano un problema più che una risorsa. È in questo humus che prolifera il razzismo, i populismi razzisti sono forti perché aiutati da queste politiche e politici alla parvenza sensibili e umani in realtà respingenti e razzisti. Come mai il Sindaco di Rimini e l’Assessore Lisi non pongono al Governo centrale e alla Prefettura il problema dei dinieghi, delle tante persone senza documenti e assistenza che finiscono in strada? Come mai gli homeless stabilmente presenti nel territorio non vengono iscritti all’anagrafe comunale che gli permetterebbe di rinnovare i documenti e contemporaneamente rivendicare un minimo di assistenza. Sono sempre più, infatti, anche le persone con problemi di tipo psichiatrico a ritrovarsi in strada, abbandonate a se stesse.
È il momento di rilanciare, di allargare le relazioni e di organizzare la solidarietà.
Servono spazi da destinare al disagio abitativo, serve il riconoscimento della residenza, serve affrontare il tema dei dinieghi e rilasciare a tutte le persone un permesso per motivi umanitari, serve ripensare queste migrazioni nel Lungo e medio periodo affrontando con i richiedenti asilo accolti nelle nostre città anche il tema dei loro paesi di origine (guerre, inquinamento ambientale, disastri climatici) e delle cose che serve fare per cambiare questo presente.
Noi siamo già al lavoro con il Progetto Madi_Marecchia #2 e quello della Raccolta Solidale che speriamo di poter presentare alla fine di febbraio con il coinvolgimento di altre realtà che speriamo sostengano questi percorsi e con il Meeting transnazionale del 24 e 25 febbraio StrugglesMakeEurope – Transnational meeting towards Hamburg G20.
Casa Madiba Network