Un clima molto teso, con insulti e minacce rivolti dai proprietari di casa ai delegati sindacali presenti e all’avvocato della signora sotto sfratto, quello che questa mattina ha accompagnato il nuovo accesso dell’ufficiale giudiziario.
A rischiare di finire in strada ancora Marise, donna e madre di due figli, uno neomaggiorenne l’altra minorenne con una disabilità del 100% dalla nascita, vittime di violenza domestica per tanti anni. La mediazione si è svolta in un clima molto teso, con tentativi di allontamento e identificazione anche nei confronti dei delegati sindacali, riuscendo però a strappare un nuovo rinvio di un mese circa, funzionale al reperimento di una soluzione abitativa adeguata per questo nucleo famigliare.
Dal precedente rinvio ancora nessuna proposta è stata avanzata da parte dell’Assessorato alle politiche sociali e abitative del Comune di Rimini, fatta eccezione per il solito, vergognoso ricorso al pagamento di un residence per tre mesi. Una soluzione estremamente emergenziale, che già in passato abbiamo definitivo come un dolce accompagnamento in strada, che se da una parte immette soldi pubblici in circuiti privati (molto spesso anche poco trasparenti) dall’altro non agisce minimamente sulle cause che hanno portato al disagio abitativo. Più un espediente per lavarsi la coscienza insomma che altro.
Nessuna lungimiranza né investimento sul lungo periodo da parte delle attuali politiche abitative, che continuano a limitarsi ad interventi superficiali ed emergenziali, lasciando molto spesso chi vive uno sfratto per morosità incolpevole a confrontarsi con i proprietari dell’alloggio in una situazione di drammatica vulnerabilità e ricatti generata dalla solitudine e dall’abbandono istituzionale.
Per questo riteniamo e continuiamo a perseguire i blocchi degli sfratti come pratiche degne, di mutualismo e sostegno dalla gente per la gente, ma anche di rivendicazione di politiche abitative serie, reali, innovative. Siamo stanchi/e di sentir parlare di capitoli di bilancio comunale importanti destinati alle politiche abitative se poi le uniche misure previste in caso di sfratto sono il pagamento di qualche mese di residence. Il denaro pubblico deve essere impiegato per aumentare il parco immobiliare pubblico, sia per gli alloggi di emergenza che per quelli popolari!
Unica strada questa per far diminuire le infinite graduatorie Acer, per limitare il numero di sfratti eseguiti giornalmente, per garantire a tutte e tutti un pieno accesso al diritto all’abitare.
#UnaCasaPerTutti #BastaSfratti #RiutilizzoDelloSfitto
ADL Cobas Emilia Romagna – Campagna Una casa per tutt*