Venerdì 9 Febbraio: Animal Queer Carnival Party

condividi su:
Venerdì 9 Febbraio una super serata ospitata da casa Madiba! Animal Queer Carnival Party una tappa di avvicinamento al Rimini Summer Pride – 28 luglio 2018, una festa di autofinanziamento e di supporto per il percorso del PRIDE OFF.
ANIMAL QUEER CARNIVAL PARTY!

Festa di autofinanziamento del PRIDE OFF
in avvicinamento al Pride del 28 luglio 2018

Venerdì 9 Febbraio DJSET molesto dalle ore 23:00

con:
Alextronixxx
Lourdes
Erica Schneider

@ Casa Madiba Network 
Rimini, via Dario Campana 59F

Sottoscrizione all’ingresso 3 €

No Sexism, No Racism, No Fascism, No Specism

Il Manifesto dello scorso anno del Pride Off: IL PRIDE CHE VORREMMO

Il Pride che vorremmo è INCLUSIVO. È un Pride che invita le diverse realtà del territorio a partecipare e a portare il proprio contributo. È un Pride che riconosce la presenza storica sul territorio e il percorso svolto da una pluralità di soggett* e associazioni nell’affermazione e nella difesa dei diritti LGBTQ+.
Il Pride che vorremmo è CORAGGIOSO nella capacità di accogliere tutte le posizioni interne alla comunità LGBTQ+, comprese quelle di dissenso. È un Pride che offre a tutte le realtà la possibilità di intervenire in merito a tematiche civili, laiche, religiose e politiche, anche esprimendo dissenso e critica, quando poste in maniera collaborativa, propositiva e mirata alla crescita della comunità stessa.
Il Pride che vorremmo NON SI ACCONTENTA dei diritti che negli ultimi anni sono stati concessi alla comunità LGBTQ+ ma si pone come momento di riflessione per tracciare insieme l’orizzonte della lotta contro ogni tipo di discriminazione, mirando a un vero cambiamento culturale e sociale a partire dal linguaggio che utilizziamo.
Il Pride che vorremmo è TRANS-FEMMINISTA QUEER, un Pride che si oppone all’oppressione dell’etero-patriarcato, dunque del genere maschile sugli altri generi non conformi.
Il Pride che vorremmo RICONOSCE e accetta tutti i possibili tipi di famiglia e “sfamiglia”, coppia e “scoppia”, riconoscendo come unico requisito l’affetto reciproco e la consensualità nella relazione.
Il Pride che vorremmo è espressione di una comunità variegata e ACCOGLIENTE, che offre a ciascun* la possibilità di esprimersi e agire in tutti gli ambiti della vita pubblica e privata. Una comunità aperta, che non si rinchiuda in un discorso omonazionalista (del “prima gli italiani”) che demonizza le persone non occidentali e non bianche, rappresentandole come una minaccia per il “civile” mondo occidentale. Così “civile” da porsi come fautore di diritti per le persone gay, lesbiche e trans mentre giustifica allo stesso tempo pratiche islamofobe, xenofobe e razziste. Il nostro non è un paese più “civile”, ma uno Stato che si è riadattato e adeguato alle nuove pressioni, proponendoci diritti mascherati che valgono solo per una fetta di persone che rispetta i canoni di creazione degli affetti e di vita accettati dalla norma (vedi ddl Cirinnà) ed esclude dal loro godimento tutto ciò che non è conforme.
Vogliamo invece un’Italia accogliente, che si distanzi dal decreto Minniti-Orlando che rinchiude e respinge gli “stranieri” con pratiche escludenti e disumane e che ha scelto la strada detentiva a quella dell’inclusione. Vogliamo un’Europa accogliente nei confronti delle persone migranti, che non si chiuda nelle logiche violente delle frontiere, dei centri di detenzione e dei respingimenti e che non si proponga come paladina dei diritti delle persone LGBTQ+ in fuga dal proprio Paese, quando poi sottopone le stesse ad interrogatori degradanti e stereotipici per valutarne il grado di omosessualità o disforia di genere.
Il Pride che vorremmo può essere anche “INDECOROSO”, perché stiamo parlando dell’orgoglio e della libertà di essere se stess*, e nessun* dovrebbe avere il potere di dire come una persona si debba vestire e atteggiare per essere presentabile e degna di partecipare a un Pride. Riflettiamo inoltre sul fatto che le logiche del “decoro”, quando non sono rispettose della libertà altrui, possono agire in maniera escludente, allontanando coloro che, non potendo o non volendo adeguarsi agli standard imposti, divengono invisibili, pagando in prima persona con l’allontanamento e l’esclusione dalla vita sociale e lavorativa.
Il Pride che vorremmo proclama e difende la LIBERTÀ di ciascun* di decidere sul proprio corpo, si oppone alla normalizzazione dei corpi e delle condotte e non incasella in scenari di presunta “normalità”. Vogliamo essere liber* di decidere sui nostri corpi senza che un’autorità lo faccia per noi, decidendo chi può godere di certi privilegi e chi no, chi è “degno” e chi no, creando gerarchie di potere. Ci opponiamo alla normalizzazione dei nostri corpi e delle nostre condotte di vita, rifiutandoci di essere incasellat* in uno scenario di normalità e ostentando indecorosamente i nostri corpi eccentrici e non conformi, i nostri stili di vita devianti dalla regola.
Il Pride che vorremmo è un Pride depurato dalle logiche del PINKWASHING, prende dunque le distanze dal riconoscimento di Israele che si fa protettore dei diritti delle persone LGBTQ+ partecipando all’organizzazione del World Pride, giocando questa carta per nascondere i soprusi rivolti alla popolazione palestinese.
Il Pride che vorremmo ABBATTE LE BARRIERE sociali, culturali e fisiche che impediscono a tutt* di accedervi e partecipare. È attento alle barriere architettoniche in tutti i momenti della manifestazione e garantisce a chiunque di accedere fisicamente, comprendere i contenuti e partecipare alla loro promozione.
QUEER LIBERATION, NOT RAINBOW CAPITALISM
condividi su: