Di seguito il documento prodotto dallo “Sportello Diritti per tutti” attivo a Casa Madiba e dallo “Sportello Ascolto” di Casa Don Gallo relativo alla problematiche con l’Ufficio Immigrazione della Questura di Rimini e alla richiesta di incontro con il nuovo dirigente. La vergognosa situazione delle pratiche vessatorie degli Uffici immigrazione delle Questure deve cambiare. Anche noi a Rimini stiamo facendo la nostra parte con un lavoro sotterraneo e collettivo di incontri insieme agli abitanti di Casa Andrea Gallo Rimini #perlautonomia che ci ha portato a scrivere questa prima piattaforma di denuncia. Siamo ancora in attesa dell’incontro con il nuovo dirigente.
Da diverso tempo assistiamo a numerosi ostacoli e difficoltà nelle pratiche di rinnovo dei permessi di soggiorno presso l’Ufficio Immigrazione della Questura locale, in particolar modo per i richiedenti asilo o per chi già possiede una qualche forma di protezione.
Un problema presente anche in altre città come recentemente denunciato da Fanpage rispetto alla situazione della Questura di Roma. Già nel febbraio e marzo 2016 con la Campagna nazionale “La casa è un diritto non una frontiera! No al legame casa-diritto di soggiorno” articolata, attraverso un appello pubblico sottoscritto da centinaia di realtà in tutta Italia, con presidi in diverse città fuori dagli Uffici Immigrazione e incontri pubblici, abbiamo denunciato l’illegittima richiesta da parte di questi Uffici di una dichiarazione di domicilio ai e alle migranti che intendono accedere alla richiesta di protezione internazionale o rinnovare il proprio permesso di soggiorno. Molte Questure in tutta Italia, compresa la Questura di Rimini, infatti, al momento della richiesta da parte della/del migrante del rinnovo del permesso di soggiorno o dell’accesso alla richiesta di protezione pretendono per inoltrare la domanda una dichiarazione di ospitalità di un privato (c.d. “cessione di fabbricato” “dichiarazione di domicilio”) assieme al contratto di locazione con il consenso scritto del proprietario della casa e la fotocopia del documento di identità, oppure un certificato rilasciato dal centro di accoglienza dove si è accolti (c.d. “dichiarazione di ospitalità”).
Le Questure richiedendo questi documenti a chi vuol chiedere protezione in Italia violando così il d. lgs n. 25/2008, e successivamente d. lgs n. 142/2015 che all’articolo 5 prevede una semplice auto-dichiarazione dell’interessato del luogo di domicilio o residenza.
Anche il Tribunale di Roma con un’ordinanza del 12 ottobre 2016 il giudice ha sentenziato che il requisito della iscrizione anagrafica non è un requisito previsto dall’ordinamento e che quindi non è necessario per l’adempimento formale per il rinnovo del titolo di soggiorno, censurando dunque il comportamento della questura dichiarato dallo stesso giudice illegittimo. (qui la sentenza).
Inutile dire che le migliaia di migranti senza fissa dimora, che vivono in alloggi di fortuna o abbandonati, in appartamenti spesso sovraffollati o in stanze senza regolari contratti sono esclusi e non hanno di fatto la possibilità di procedere con il rinnovo del permesso o con la propria richiesta di protezione. Queste persone molto spesso si vedono costrette, per mantenere il proprio permesso di soggiorno e non finire nella clandestinità o per ottenere la protezione, a comprare una residenza o un domicilio falso che hanno dei costi che oscillano dai 150 ai 600 € nel nostro territorio, alimentando un mercato illegale come peraltro già avvenuto con le ultime sanatorie rispetto ai contratti di lavoro. Una cosa vergognosa!
Chi non utilizza questo escamotage ed è costretto a praticare l’illegalità non riesce a rinnovare il permesso di soggiorno o ad accedere alla pratica di richiesta asilo e di conseguenza rimane in una condizione di irregolarità che lo espone a grandi rischi e alimenta il fenomeno del lavoro gravemente sfruttato soprattutto in agricoltura, edilizia, turismo o delle microcriminalità.
Questo sistema crea un esercito di migliaia di persone nel nostro paese senza permesso di soggiorno che non possono accedere al welfare, non hanno diritto ad un medico di base e restano, a livello di accesso ai diritti, degli/delle invisibili.
A ciò si aggiungono altre non meno importanti problematiche:
- la mancanza di mediatori linguistici in un luogo in cui ci si occupa di immigrazione;
- i lunghi tempi di attesa per le procedure di rinnovo del permesso di soggiorno;
- gli ostacoli nel rilascio del titolo di viaggio in particolare per alcune nazionalità che provengono da Paesi che hanno problematiche con i Consolati dei Paesi di origine
- continui impedimenti e ostacoli nel concedere a chi non è rientrato nel circuito dell’accoglienza o è arrivato dalla frontiera terrestre la possibilità di presentare richiesta di asilo ( con appuntamenti che vengono anche rilasciati dopo un anno!!!)
- mancanza di personale che spesso porta a situazioni di tensione e frustrazione fra il personale degli uffici e l’utenza.
Negli ultimi anni allo Sportello Diritti per tutti promosso dall’associazione Rumori Sinistri e da ADL Cobas, ma soprattutto presso lo Sportello Ascolto attivato a Casa Don Gallo esperienza di accoglienza per persone senza casa, abbiamo raccolto un centinaio di colloqui che hanno manifestato almeno una di queste problematiche, in particolare quella del domicilio per il rinnovo del permesso di soggiorno o per l’accesso alla richiesta asilo.
Sono state diverse le realtà territoriali o Cooperative che lavorano nell’accoglienza a chiederci un aiuto rilasciando il domicilio presso Casa Don Gallo spesso per persone che erano state nei loro progetti. Il problema però non è della singola persona, o del singolo ragazzo che magari è stato precedentemente accolto nel proprio progetto.
È un problema più generalizzato perché riguarda i tantissimi richiedenti asilo o titolari di un qualche forma di protezione che sono senza casa nel nostro territorio e quindi sprovvisti di contratto di locazione, residenza o domicilio. E non può e non deve risolversi con piccoli escamotage ma va affrontato pubblicamente e a tutti i livelli con forme partecipate che coinvolgano tutti i soggetti interessati affinché si trovi al più presto una soluzione.
Per queste ragioni abbiamo chiesto un incontro con il nuovo dirigente dell’Ufficio Immigrazione e chiederemo all’Assessore alle politiche sociali del Comune di Rimini nei prossimi tavoli di istituire un domicilio o una residenza fittizia che possa essere utilizzata per tutte le persone che come richiedenti asilo o rifugiati trovandosi in questo territorio si vedono negato un diritto o devono rivolgersi ad un mercato illegale di compravendita di dichiarazioni di domicilio per poter rinnovare il permesso di soggiorno perché senza casa.
Ass. Rumori Sinistri – ADL Cobas