Sabato 6 e domenica 7 aprile, la piattaforma Mediterranea Saving Humans si incontrerà a Roma in due giornate di discussione, per costruire ponti tra le esperienze solidali e formare nuovi equipaggi di mare e di terra
da dinamopress.it
La due giorni “On Board. Equipaggi di mare e di terra”, in previsione al Macro Asilo a Roma il 6-7 aprile, è un’occasione di incontro e di rilancio per Mediterranea, la piattaforma collettiva che dopo il salvataggio di 49 persone durante la sua seconda missione in mare, ha riaperto in Italia il dibattito attorno alla politica dei “porti chiusi” del governo gialloverde che sembra oggi essersi fortemente indebolita.
La due giorni del prossimo weekend, ha il compito di costruire ponti tra esperienze differenti e, prima ancora, quello di formare equipaggi in grado di consolidare e rilanciare nuovi vincoli solidali, facendo tesoro delle antiche leggi del mare. Divenire “equipaggi”, di mare e di terra significa immaginare e costruire collettivamente lo stesso futuro di Mediterranea. È una sfida importante e per farlo è fondamentale partecipare, discutere, valorizzare e sostenere un’esperienza nata attorno alla necessità di un gesto semplice e istintivo come quello di “salvare per salvarsi”, dotandosi di una nave.
In questi giorni Mediterranea è stata percepita come un patrimonio da tutti coloro che rabbrividiscono ascoltando affermazioni apparentemente banali che rimbalzano da parte a parte, legittimate da figure istituzionali che hanno trasformato il razzismo in senso comune: «devono morire di fame», rivolto ai Rom a Torremaura, o «migranti in crociera nel Mediterraneo», quando autorevoli fonti continuano sia a testimoniare drammatici naufragi che a documentare le condizioni di detenzione in Libia.
In questo senso, Mediterranea si è presentata come una proposta e un’azione, concreta e necessaria, che ha avuto l’ambizione di parlare dal mare alla terra e dalla terra al mare e, soprattutto, di stimolare chi si rende ogni giorno protagonista di azioni solidali.
Le ultime settimane sono state molto intense per gli equipaggi di Mediterranea, tanto quelli di mare che quelli di terra: 49 persone vive, salvate dalla morte in mare e dalle carceri libiche e la Mare Jonio, prima sotto sequestro e ora di nuovo libera. Ora Mediterranea vuole riappropriarsi anche dello strumento della “discussione”, quella sana, fondamentale, inaggirabile: confrontarsi, contaminarsi, prendere decisioni e poi ancora, nel mentre o dopo, trasformarsi insieme, scegliere nuove rotte, approfondire lo studio delle carte del mare e tornare a solcarlo. Per testimoniare quanto accade ed eventualmente soccorrere chi va incontro a morte certa, per il solo fatto di desiderare futuro e libertà.
Mediterranea è diventata in questi mesi una piattaforma, concreta, reale, di associazioni, imprese solidali, altre ONG che operano in mare, spazi sociali, ma soprattutto donne e uomini che hanno l’esigenza di segnare una differenza con chi si assume la responsabilità di “condannare alla morte” migliaia di persone o di restare indifferenti, di affermare con determinazione che ciò che è in gioco è la vita, in Libia, in mare, nell’atto del salvataggio, nell’essere persone libere in terra che lottano per i propri diritti e per il proprio futuro.