Alla luce delle nuove Ordinanze regionali e del nuovo DPCM
Dall’inizio dell’emergenza nazionale legata alla diffusione del Covid-19, come educatori ed educatrici domiciliari e assistenza domiciliare (OSS ed infermieri), a differenza di altri lavoratori e lavoratrici del comparto, abbiamo continuato a garantire il servizio seguendo le disposizioni emesse dalle autorità competenti, tuttavia a seguito dell’ordinanza Regionale dell’Emilia Romagna del 20 marzo scorso (relativa al blocco della produzione e di svariate attività nel territorio della provincia di Rimini), nonché della mobilità viaria con ulteriori restrizioni, e alla luce del nuovo DPCM del 22 marzo approvato dal Governo, in relazione al contenimento e contagio, continuiamo a registrare sul nostro territorio gravi mancanze riguardanti la tutela sanitaria delle operatrici e operatori domiciliari che a vario titolo (oss, educatori, infermieri) si recano al lavoro presso i domicili privati dei propri assistiti senza che siano garantite le misure sopraccitate.
Sembra che AUSL, i Comuni interessati, le Associazioni di categoria e la stessa Prefettura abbiano demandato completamente agli Enti Gestori, in questo caso la Coop Cad che gestisce il servizio, e quindi alle lavoratrici e ai lavoratori, il carico del controllo e della prevenzione sanitaria straordinaria, senza apportare nulla in termini di risorse per prevenire i contagi.
Da una parte, in particolare da AUSL, viene intimato il proseguo dell’attività lavorativa in tutti i casi attualmente non sospesi, ostacolando esplicitamente il lavoro da casa laddove possibile, esponendo così a maggiori rischi le operatrici e gli operatori domiciliari ma anche gli assistiti e le loro famiglie.
Dall’altra si preventivano risorse, a nostro avviso, non sufficienti poiché oltre ai DPI (come da art 16 DL 18/2020), quali mascherine, guanti ed igienizzanti, non vi è alcuna garanzia e nessun ente che verifica il livello di sanificazione dei domicili privati presso i quali operano i lavoratori e le lavoratrici domiciliari.
Non sono stati, infatti, consegnati ad operatori e famiglie PROTOCOLLI DI COMPORTAMENTO, sia in merito all’utilizzo dei dispostiti di protezione in questa situazione di emergenza sanitaria sia alla pulizia e sanificazione dei domicili da parte delle famiglie. La mancanza di protocolli con regole di comportamento chiare pone in una situazione di difficoltà ed incertezza gli operatori e le operatrici domiciliari, che difficilmente riescono a valutare in maniera oggettiva l’effettiva impossibilità di svolgere il servizio presso il domicilio affidato.
Quindi ad oggi non si dispongono di tutti i sistemi di prevenzione necessari per lavorare con la dovuta sicurezza, trattandosi di servizi a contatto stretto con le persone assistite e con i loro famigliari (fra cui anche tanti minori, disabili, immunodepressi e anziani).
Questo si traduce in una non linearità del servizio domiciliare rispetto alle misure di contenimento e prevenzione previste dalle norme sopraccitate ma anche a quelle riferite alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Proprio come agli operai delle fabbriche e del settore della logistica viene obbligato di continuare il proprio lavoro a qualsiasi prezzo perché la produzione non deve fermarsi, a chi lavora nel sociale e ai domiciliari, viene intimato di continuare il proprio operato senza le dovute tutele.
Pari diritti e pari tutele chiediamo per noi e per le persone che assistiamo, siamo ben consapevoli dell’importanza del nostro operato, nonostante i miserevoli salari che percepiamo e non vogliamo lasciare nessuno solo o sola, ma non vogliamo nemmeno esporre noi e le persone che assistiamo ai rischi che conosciamo.
Per questo, anche a tutela delle persone assistite e dei loro nuclei famigliari, siamo a richiedere all’ente Committente AUSL, ai Comuni, all’ente Gestore CAD, l’attivazione immediata di un tavolo di crisi con le Organizzazioni sindacali interessate e presenti negli appalti, anche attraverso il supporto di piattaforme digitali e multimediali , per andare ad affrontare l’emergenza COVID-19.
In particolare chiediamo di salvaguardare il reddito di lavoratrici e lavoratori domiciliari che hanno avuto la sospensione del servizio domiciliare (come previsto dal 48 Dl n.18 del 17/03/2020); di prediligere laddove possibile l’attivazione di Smart Working con mezzi specifici; di tutelare la salute delle persone assistite presso i propri domicili laddove i servizi siano ritenuti ESSENZIALI e non siano sospesi attraverso visite specializzate (tamponi) ad operatori e operatrici domiciliari e loro assistiti; il reperimento e distribuzione dei dispostiti di protezione necessari e igienizzanti nonché la stesura e consegna agli operatori e alle operatrici e alla famiglie degli assistititi di un PROTOCOLLO DI COMPORTAMENTO E SULL’UTILIZZO DEI DPI anche in merito alla condotta dei famigliari e della pulizia e sanificazione degli ambienti domestici dove dovrebbero operare i lavoratori e le lavoratrici del settore.
Qualora entro breve non fossero attivate le misure richieste, utilizzeremo i mezzi sindacali da noi considerati adeguati per tutelare la salute di lavoratrici, lavoratori ed assistiti, anche proclamando lo stato d’agitazione.
Chiediamo pertanto un tavolo di confronto con la Cad, appaltante del servizio e con Ausl, committente e i Comuni interessati, al fine di pervenire ad un accordo che renda possibile lo svolgimento del servizio con le finalità auspicate.
Lavoratori e Lavoratrici domiciliari– ADL COBAS