Verso l’assemblea nazionale delle Operatrici e operatori sociali Sabato 12 Settembre Porta Pratello @Bologna
Evento FB: https://bit.ly/3gZOXCl
In questa calda estate si è parlato molto di scuola. L’emergenza Covid ha scoperchiato il vaso di pandora e le falle di un sistema scolastico, indebolito da riforma dopo riforma, sono emerse con forza.
Abbiamo sentito parlare di classi pollaio, di mancanza di docenti, di strutture scolastiche fatiscenti, di nuove assunzioni del personale ATA e docente, di nuovi banchi, di didattica a distanza e di turnazioni delle classi; i grandi assenti però nel dibattito pubblico e politico sono stati gli educatori e i disabili da loro assistiti.
Quando si pensa alla scuola corrono in mente diverse figure lavorative: i docenti, gli insegnanti di sostegno, i bidelli, il personale della mensa e quello tecnico-amministrativo.. la scuola è una grande macchina retta da diversi ingranaggi ma molto spesso ci si dimentica di una figura che negli ultimi 10 anni ha assicurato il diritto allo studio a bambini e ragazzi disabili: l’educatore.
Siamo lavoratori e lavoratrici invisibili, in appalto, dipendenti delle cooperative sociali. Siamo per lo più laureati con un’alta formazione professionale e forniamo un’attività di qualità, nonostante le nostre precarie condizioni lavorative spinte sempre più a ribasso dall’esternalizzazione dei servizi educativi.
Il 24 febbraio le scuole sono state chiuse per l’emergenza Covid e migliaia di educatori ed educatrici si sono trovati da un giorno all’altro senza reddito né prospettive. Gli appalti comunali prevedono infatti che il pagamento avvenga a seguito della fruizione del servizio, dunque è facile dedurre la seguente equazione: la scuola è chiusa, il servizio educativo non viene erogato e non pagato dai Comuni alle Cooperative, di conseguenza i lavoratori rimangono senza stipendio.
Abbiamo da subito rivendicato il 100% dello stipendio anche attraverso una partecipata campagna social che ci ha visti protagonisti in prima persona delle foto di cartelli che denunciavano l’assenza di diritti e tutele per il nostro settore lavorativo.
Abbiamo ricevuto il FIS, l’ammortizzatore sociale destinato alla nostra categoria di lavoro ma anche su questo aspetto abbiamo più volte provato a sollevare pubblicamente il fatto che consistesse in pochi spiccioli e che i suoi tempi di erogazione da parte dell’INPS non permetessero agli operatori del settore di vivere dignitosamente. Alcune cooperative hanno anticipato di tasca propria il FIS, altre invece hanno erogato buste paga a 0 euro con pesanti ripercussioni sul reddito e la vita dei lavoratori e delle lavoratrici.
Inoltre la DaD per gli educatori è stata terreno di scontro in molte scuole, sostenendo infatti che l’utilizzo di videochiamate e di momenti online fosse non praticabile con tutti i bambini e ragazzi disabili che seguiamo, i Comuni hanno attivato la Dad con notevole ritardo e per poche ore.
Parliamo in media di 5 ore a settimana per alunno a fronte delle 10/15 che si svolgevano a scuola in presenza.
Se quindi per i docenti curriculari e di sostegno, con cui lavoriamo
fianco a fianco, è stata attivata la didattica a distanza in tempi
brevi, il primo pensiero delle amministrazioni comunali è stato quello
di convertire l’educativa scolastica in domiciliare.
Abbiamo immediatamente espresso la nostra contrarietà a questa riconversione, in primis per ragioni di sicurezza che riguardavano l’assenza di protocolli di comportamento e di strumenti di verifica delle coondizioni igienico-sanitarie dei domicilii, e in seconda battuta perchè l’educativa scolastica e quella domiciliare sono servizi diversi che vengono svolti in contesti e modalità differenti e che fanno riferimento a due enti distinti.
Le gare d’appalto dell’educativa scolastica costituiscono oggetto di competenza del Comune, mentre il servizio educativo domiciliare compete alle AUSL ed altri soggetti territoriali. Una battaglia quella della conversione del servizio educativo scolastico in domiciliare che ABBIAMO VINTO in molte città e che ha dato un forte impulso all’attivazione della DaD anche per gli educatori.
Il nuovo anno scolastico è alle porte e non siamo più disposti ad essere trattati come lavoratori della scuola di serie B. L’incertezza è tanta e chi tra noi ha lavorato nei centri estivi già conosce le difficoltà di gestione di un contesto, finora pensato a misura di bambino, nel rispetto delle regole anti-covid fondate sul distanziamento sociale. Inoltre l’affollamento delle classi e la mancanza di spazi comuni e aule nei plessi ci preoccupa soprattutto in riferimento ai bisogni educativi specifici che molto spesso richiedono luoghi e materiali dedicati.
Ci piacerebbe dunque sapere come i Comuni amministreranno il nostro servizio in caso di un nuovo lockdown, se il nostro monte ore verrà mantenuto invariato oppure se subirà una drastica diminuizione come si è verificata nei mesi scorsi.
Vorremmo inoltre far presente agli Enti locali che la relazione è alla base del nostro lavoro e che DaD non significa solo lezioni online: per noi educatori ha significato mettersi alla prova e costruire con i ragazzi momenti di contatto, utilizzando videochiamate, canali youtube, power point, schermo condiviso, lavagne multimediali…. E questo lavoro necessita di preparazione, formazione e dedizione che in 5 ore settimanali per alunno non è stato assolutamente possibile, e dunque nella maggior parte dei casi è stato frutto di lavoro e tempo degli educatori volontari e assolutamente gratuiti per le stesse amministrazioni.
Non siamo più disposti a rimanere nell’invisibilità e ad essere trattati ad uso e consumo di scuole e Comuni. Vogliamo essere ritenuti lavoratori e lavoratrici della scuola al pari degli insegnanti e NON ACCETTEREMO di vivere un nuovo lockdown nelle condizioni di quello precedente, perchè non vogliamo essere più costretti ad abbandonare i nostri bambini e ragazzi a causa di appalti che speculano su un servizio di pubblica utilità.
Ragioneremo insieme sul ruolo della figura educativa, sul CCNL delle cooperative e sull’internalizzazione del servizio educativo sabato 12 settembre a Bologna nell’Assemblea nazionale degli operatori ed operatrici sociali per costruire un percorso di lotta e di rivendicazione comuni che superi la precarietà strutturale del nostro lavoro e che affermi con determinazione il ruolo e l’importanza dell’educatore nelle scuole, nei territori, nelle comunità.