REPORT TAVOLA ROTONDA: L’eccezionalità della crisi nella quotidianità dell’emergenza. Riflessioni condivise sulla condizione dei senza dimora ai tempi del Covid19
Una partecipata Tavola rotonda quella ospitata Martedì 22 Settembre presso gli spazi di Casa Madiba Network, con una composizione larga e variegata del mondo sociale che lavora intorno al nodo dell’accoglienza, delle persone senza dimora e del diritto all’abitare nel territorio.
La pandemia da Covid-19 e il lockdown vissuto nei mesi scorsi ci hanno mostrato tutte le lacune, la precarietà, la fragilità di un welfare poggiato su anni di definanziamenti, tagli ed approcci emergenziali, con ricadute che riguardano tanto le figure del lavoro sociale quanto chi si trova in condizioni di vulnerabilità ed indigenza e che ai servizi si rivolge per cercare risposte molto spesso insufficienti.
Da qui l’esigenza forte che ci ha spinto in questi mesi a metterci in cammino, costruendo una rete che coinvolgesse operatrici ed operatori sociali dell’accoglienza, dei servizi rivolti alle persone senza dimora e con problematiche di dipendenza, attiviste e attivisti sociali dei movimenti per il diritto all’abitare, delegati sindacali impegnati nel welfare e nel settore delle cooperative sociali, ricercatori.
Mettersi in rete per rispondere alle esigenze e bisogni molteplici che ogni persona esprime nella sua complessità intrinseca, aspetto che spesso si amplifica in chi vive una condizione di povertà estrema e/o quella di senzatetto. I numerosi interventi ci hanno restituito in maniera chiara e stimolante la sfida che abbiamo di fronte, quella di ripensare alla base i servizi per le persone senza dimora così come tutto il Welfare, perché ogni aspetto è collegato e tutte le soggettività in campo sono importanti nei processi decisionali.
E’ solo attraverso il prisma delle vulnerabilità, nell’intersezione dei tanti aspetti e nella materialità delle tante condizioni di vita che si incontrano su questo tema, dalla grave emarginazione delle persone senza casa immerse sempre più in un “sistema psicotico”, a quella di estrema precarietà del lavoratore o della lavoratrice sociale impegnato a sostenere queste persone, possiamo sperare in un futuro differente.
La crisi scaturita dalla diffusione del Covid-19, che ha portato a un’accelerazione di processi già in atto nella società, può diventare allora un’occasione di cambiamento radicale e soprattutto partecipato del sistema del Welfare e delle politiche abitative nelle sue tante declinazioni, solo cosi esce dalla logica dell’emergenzialità degli interventi e dalla logica dei servizi, progetti, percorsi ancorati a politiche temporanee che non hanno alcun effetto nemmeno nel breve periodo e soprattutto ora, che a causa della pandemia, questi servizi sono chiusi o ridotti.
I fondi stanziati dall’Europa attraverso il Recovery found dovrebbero servire anche ad un piano straordinario di lungo/medio periodo per le politiche abitative a 360 gradi, comprese quelle per la grave emarginazione adulta. E’ necessario adottare un modello housing led, e di accoglienza diffusa tramite appartamenti, recuperando il patrimonio sfitto esistente e normando/limitando il mercato degli affitti brevi e la svendita dello spazio pubblico a favore della rendita (che creano il problema abitativo), abbandonando così la logica dei grossi centri e dormitori notturni stile caserma.
Raggiungere questi obiettivi non sarà possibile se si continua a demandare tutto a un lavoro sociale privato altamente precario e al volontariato da parte di persone perlopiù anziane, è necessaria un’azione coordinata e multilivello delle tante soggettività e vulnerabilità in campo e di un impegno istituzionale ben maggiore delle briciole che vediamo oggi.
Quello che vediamo da troppo tempo rispetto alle persone senza casa è la invisibilizzazione del problema che poi viene comodo strumentalizzare quando serve a raccogliere consenso elettorale. Mentre non ci si preoccupa di come si è creato e di come andrebbe risolto questo problema.
Bisogna capire che la strada è patogena e che i fenomeni di disagio psico-sociale, di dipendenza patologica non possono che aumentare se non si agisce sul problema abitativo.
Occorre uscire poi dalla responsabilizzazione individuale delle persone senza dimora come se questa condizione fosse volontaria e frutto di una colpa personale e non di un sistema economico/finanziario, e uscire dalla responsabilizzazione di chi con questo problema si rapporta dal punto di vista del lavoro, come se sia dovere dell’operatore o dell’operatrice farsi carico della situazione a 360 gradi perché per natura spinto dall’altruismo e quindi al lavoro gratuito, di cura pertanto ai salari da fame.
Occorre agire sulla “spirale viziosa” del problema dei documenti – come la recente Sanatoria e i Decreti sicurezza e immigrazione ci hanno mostrato – che alimenta il lavoro povero e che a sua volta non permette di trovare una sistemazione abitativa dignitosa, e non ultimo combattere il problema del razzismo strutturale che è intessuto nella nostra società e che fa sì che non ci si faccia alcuno scrupolo nel dire «Non affitto agli stranieri! Non affitto alle persone nere! ».
La tavola rotonda si è infatti posta come ulteriore tappa dopo la Conferenza Stampa dello scorso 5 Settembre durante la quale è stato diffuso e promosso l’Appello “Emergenza Covid19 accoglienza e persone senza dimora – nessuno/a deve rimanere senza casa!” e ha saputo rilanciare e accompagnare le riflessioni e analisi emerse con un nuovo Appello “Per una rete di affittuari solidali e antirazzisti” rivolto a tutte e tutti coloro che sono proprietari di case sfitte di qualsiasi tipologia per sostenere con azioni pratiche il diritto all’abitare per tutte e tutti, provando a costruire una contro-risposta e contro-narrazione degne ai tanti muri – siano essi economici o ideologici – che limitano il pieno accesso alla casa per tutti/e.
Peraltro il pieno godimento dell’accesso alla casa è individuato dall’OMS come elemento fondamentale ed indispensabile per il mantenimento della salute mentale delle persone.
Stiamo inoltre lavorando negli ambiti presso i quali operiamo affinché con l’avvicinarsi dei mesi più freddi e visto il protrarsi della situazione di emergenza sanitaria, si trovi subito una risposta abitativa per le persone senza dimora della città che possa continuare anche dopo l’inverno, considerando la chiusura dei servizi di dormitori notturni preesistenti dal 24 Febbraio scorso.
Nelle prossime settimane ci piacerebbe proseguire in questo percorso attraverso la costruzione di un ulteriore spazio di discussione e organizzazione intorno ai temi di interesse, finalizzato anche alla costruzione di un momento pubblico e di mobilitazione.
Per chiedere e pensare a risposte efficaci ed innovative, per continuare a chiedere UNA CASA PER TUTTI/E, per continuare a costruire città solidali ed inclusive.
Per contatti
Mail: dalleradiciallestelle@gmail.com Tel. 353 4087009 oppure 320 1143966
Le foto della Tavola rotonda