In tante e tanti per chiedere UNA CASA PER TUTT*!

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Questa mattina il Flash mob itinerante promosso da ADL Cobas e Casa Madiba Network ha toccato alcuni luoghi della città significativi per il tema dell’abitare: dal Ponte di Tiberio-borgo S.Giuliano – uno dei quartieri cittadini che più sta vivendo il fenomeno della mercificazione e turistificazione – a via Ducale, dove ha sede l’assessorato alle politiche sociali e abitative, attraversando piazza Cavour e concludendosi sotto l’Ufficio Casa.

A partire dai nostri osservatori, da progetti e servizi come la Staffetta Solidale, il Guardaroba Solidale Madiba, lo Sportello casa e Casa Don Andrea Gallo che abbiamo attivato in questi anni e attraverso i quali incontriamo sempre più persone in difficoltà e povere, in precarietà abitativa, sfrattate o che vivono in strada. La pandemia scoppiata ormai un anno fa non ha creato nulla di nuovo quanto piuttosto ci ha mostrato come sopravvivono centinaia di migliaia di persone in Italia e anche nella nostra città.

A Rimini ci sono circa più di 400 persone senza tetto; ci sono tantissime lavoratori/trici (molti/e di queste impiegate nel settore turistico) che abitano in alberghi e residence perchè il reddito che percepiscono non è sufficiente a pagare l’affitto mensile o perchè la precarietà dei propri contratti di lavoro non fornisce le garanzie richieste dai proprietari immobiliari. Ci sono 2217 richieste già approvate nelle graduatorie degli alloggi sociali (1802 ERP e 415 calmierato) e oltre 200 persone che nel 2020 si sono rivolte alla Staffetta Solidale per un sostegno alimentare. Guardando in faccia la realtà, non si può più descrivere la sofferenza abitativa come fenomeno residuale.

Diritto alla casa vuol dire parlare di diritto alla città, del tema dell’accesso ai servizi, agli spazi, al welfare, alle risorse, da parte di tutte e tutti ma anche di cosa ha prodotto la scelta di concentrare risorse ed investimenti sulla monocultura e industria turistica: assenza della ridistribuzione della ricchezza prodotta; un’industria che si sorregge sullo sfruttamento di persone e ambiente; un modello che ha regolato anche il mercato immobiliare privato (affitti estivi, mercificazione di alcuni quartieri, gentrificazione, rincari nei costi dell’affitto).

La tentazione delle amministrazioni è di offrire talvolta risposte emergenziali (e non strutturali), talvolta di ridurre il problema dei senza casa ad una questione di ordine pubblico. Non esiste, invece, nessun intervento strategico che aggredisca la sofferenza abitativa. Il divario sociale sta creando una città meno giusta, meno coesa, meno vivibile. Le zone del centro sembrano indicare che in città si viene addestrati soprattutto a essere buoni consumatori, o ad essere relegati in qualche periferia.

Il paradosso è che la sofferenza abitativa perduri malgrado si sia costruito, e molto: si costruisce per speculazione e per una domanda che non c’è, mentre rimane nel cassetto la domanda di case sociali. Il risultato è paradossale: case senza gente, gente senza casa. La questione della casa è una questione urbana: fa tutt’uno con il governo democratico del territorio, le scelte urbanistiche e il consumo di suolo.
La domanda è: come dare una casa a tutti e opporsi alle rendite immobiliari?

Città sfratti zero; recupero dello sfitto; recupero dell’edilizia residenziale pubblica; difesa dei nuclei deboli. L’amministrazione comunale, già da oggi, può e deve assumere iniziative e prendere decisioni importanti. Le persone che oggi hanno deciso di animare il flashmob “UNA CASA PER TUTTE/I” sono le stesse indicate da Confindustria come “danno collaterale”, una perdita accettabile al costo di far ripartire l’economia, come se gli ultimi fossero solo un intralcio alla bella vita e al sedicente decoro.

Non importa chi sarà a capo dell’amministrazione comunale, noi siamo e saremo qua a ricordarlo: tra il sindaco del capodanno più lungo del mondo e quello della molo street parade noi scegliamo diritti, welfare e dignità per tutti e tutte.

UNA CASA PER TUTT*

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