La crisi sanitaria, economica e sociale del 2020 ha mostrato la violenza strutturale di un sistema economico capitalistico e patriarcale.
Moltissime lavoratrici hanno visto terminati o non rinnovati i propri contratti, così molte altre lavoratrici hanno visto aumentato il proprio carico di lavoro, che ha pervaso anche lo spazio domestico, con uno smart working senza regole.
Nello scorso anno 444mila persone hanno perso il proprio posto di lavoro, di queste il 70% sono donne e con la fine del blocco licenziamenti previsto per il 30 marzo, forse posticipato, la situazione è destinata a peggiorare.
I cosiddetti lavori essenziali e di cura, svolti in maggior da donne e migranti hanno subito un’intensificazione, a fronte di salari sempre troppo bassi e contratti precari.
La casa, simbolo del primo lockdown, per molte donne e soggettività lgbtqia+ non è stata un posto sicuro nel quale proteggersi ma un luogo di violenza. Negli ultimi mesi i centri antiviolenza (sovraccaricati e sotto-finanziati) hanno registrato un allarmante aumento delle richieste di aiuto, e nei primi 2 mesi del 2021 i femminicidi sono già stati 11.
Gli attacchi ai nostri corpi e alla nostra autodeterminazione pervadono anche i nostri spazi di cittadini: da settimane in Romagna assistiamo ad una vergognosa campagna contro il diritto all’aborto, diritto sancito dalla Legge 194.
In questi manifesti le donne sono dipinte come criminali, che sfuggono all’unico ruolo che la società patriarcale vorrebbe concederci: quello di riproduttrici.
Per questo per continuare a contrastare questa violenza economica, fisica e culturale dobbiamo supportare la campagna Parità di genere a Forlì e le mobilitazioni in occasione dello sciopero dell’otto marzo lanciato da Nudm (iniziativa del 6 marzo a Rimini con ritrovo ore 15 Arco d’Augusto) e rilanciato dai sindacati di base fra cui ADL COBAS su tutto il territorio nazionale: uno sciopero della produzione, della riproduzione e del consumo!
L’Otto marzo sarà per noi una giornata a supporto del Guardaroba solidale Madiba per la consueta apertura del lunedì. Un’apertura che renderemo straordinaria, in occasione dello sciopero, fatta di solidarietà e cura reciproca.
Continuiamo ad opporci ad una società patriarcale che vuole le donne come mere riproduttrici sulle cui spalle cade tutto il lavoro di cura, che non riconosce le soggettività lgbtqia+ e che nega alle ed ai migranti i diritti basilari per una vita dignitosa e chiediamo reddito, autodeterminazione e diritti per tutt*.