Questa mattina siamo stat* in Tribunale per una nuova udienza del procedimento che ci vede imputat* per l’organizzazione dello sciopero sociale europeo del 14 Novembre 2014.
Anche se sono passati più di 6 anni, siamo sicur* che queste giornate, questi anni, siano collegati solo da un processo? Perchè quella giornata di sciopero? Perchè quella importante partecipazione di lavoratori e lavoratrici organizzati con ADL Cobas insieme a student* e precari* si misero in cammino?
2014: una crisi sociale ed economica impatta ormai inesorabile, da anni, sul tessuto sociale: lavoratori e lavoratrici sono stremati da anni di tagli al welfare e contratti precari; il JobsAct di Poletti e Renzi porta disoccupazione, precarietà e meno lavoro per tutt*; i poveri sono sempre più ghettizzati e il Piano Casa di Renzi e Lupi ha il preciso compito di sfrattare, togliere diritti e criminalizzare intere famiglie e migliaia di persone che nella liberazione di stabili vuoti e dismessi hanno trovato una casa; la scuola e la cultura sono sotto attacco, il nuovo patto educativo proposto da Renzi e Giannini mira a tagliare ancora più le gambe ad un sistema formativo già fortemente minato dalle politiche precedenti; la nuova operazione “umanitaria-militare” Triton-Frontex erige nuove barriere mortali nel Mar Mediterraneo, dopo lo smantellamento dell’operazione Mare Nostrum che aveva evitato migliaia di morti.
Venerdì 14 novembre 2014 in tutta Italia si è praticato lo sciopero sociale europeo. A Rimini erano presenti l’Associazione Diritti Lavoratori (ADL Cobas) con i lavoratori e le lavoratrici della Mare Spa, i facchini del magazzino Artoni di Cesena, alcune lavoratrici stagionali, ma anche studenti, precari/e, migranti, poveri, partite iva e lavoratori di ogni settore.
Questo corteo, eterogeneo, di corpi e soggettività si era dato dopo un intenso lavoro politico e sociale che in quell’anno ha attraversato la città e che forse faceva paura a molti. Il corteo infatti è stato subito soggetto a prescrizioni, i divieti della Questura (promossi dal questore Terribile) e l’eccessiva militarizzazione della città erano, di fatto, il segno che il lavoro di tessere reti solidali, federative tra le rivendicazioni di figure sociali differenti ma unite dagli effetti prodotti dalla gestione delle crisi faceva paura e non doveva assolutamente essere visibile. Doveva restare fuori dal centro storico, lontano da chi probabilmente stava vivendo una condizione molto simile.
La determinazione di lavoratori/trici, studenti, studentesse, precari e precarie e soggettività migranti non poteva essere fermata da schieramenti di poliziotti antisommossa o dalle intimidazioni della Questura. Grazie a questa è stato rivendicato e conquistato il diritto alla città, strappando l’ultimo tratto del corteo non autorizzato che è passato in alcune vie del centro storico.
Questo corteo però nelle aule del tribunale, dai testimoni dell’accusa, non viene di certo narrato per com’è stato: il non volersi vivere situazioni economiche e sociali drammatiche nella propria solitudine, la denuncia di modelli produttivi ed economici marci, che sfruttano le persone minando prima le loro condizioni di salute e lasciandoli poi senza lavoro quando non sono più utili vengono restituiti come forme di incitamento all’odio e alla violenza; studenti e studentesse (molti dei quali minorenni) vengono paragonati a pericolosi criminali; un’azione simbolica, figurativa come il lancio di poche uova viene narrato come una guerriglia urbana; la rabbia degna dei lavoratori e delle lavoratrici (alcuni dei quali avevano perso il proprio posto di lavoro, dopo il fallimento dell’azienda che negli ultimi mesi non li aveva pagati) viene etichettata come violenza cieca e senza senso.
2021: Oggi 1 Marzo 2021, vogliamo prendere parola su quei fatti, ricordando e narrando una giornata diversa, fatta di rivendicazione di diritti e di parole d’ordine che forse ad un anno dallo scoppio di una violenta pandemia sono più attuali che mai. Stiamo vivendo una crisi socio-sanitaria enorme, che ha di certo acuito molte contraddizioni e che ha fatto esplodere una situazione che è la naturale conseguenza di anni di politiche di smantellamento e tagli alla sanità pubblica e ai servizi pubblici; di devasto dei territori, inquinamento e di sottrazione dei diritti a tutte le categorie sociali; di disumanizzazione dei confini; di mancate politiche di welfare, dell’assenza di una redistribuzione della ricchezza e di un aumento delle disuguaglianze sociali.
Dopo 6 anni ci ritroviamo in una società ancora più malmessa, i diritti che rivendicavamo 6 anni fa non sono stati garantiti e oggi i lavoratori e le lavoratrici sono ancora più precari, gli studenti e le studentesse ancora più poveri di strumenti educativi, i poveri sono ancora più poveri, le soggettività migranti ancora più ricattabili e invisibili…
Crediamo fermamente che oggi come ieri le lotte sindacali, sociali, studentesche, per i diritti sociali, perchè nessuno/a resti solo/a non vadano ostacolate e criminalizzate ma ascoltate e che l’unico modo possibile per cambiare lo stato di cose presenti sia unirsi e praticare diritti e mutualismo. Continuiamo a rivendicare, oggi come allora, un salario dignitoso, politiche di welfare e abitative reali, l’accesso universale a diritti e servizi!
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Causale: Spese Legali