A Ravenna per la manifestazione NO CCS: il Futuro non si tocca!

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Ieri in tanti e tante sono scese in piazza in tutta Italia e in Europa per contestare ENI e la devastazione ambientale e sociale prodotta da questa multinazionale.

Eravamo a Ravenna insieme a tantissime associazioni, movimenti e comitati per la manifestazione NOCCS il futuro non si Stocca.

Una giornata di mobilitazione iniziata la mattina con una azione in spiaggia proprio dove dovrebbe essere costruito questo mostro chiamato CCS.

Il Centro di stoccaggio di CO2 è presentato come una salvezza geen ma in verità è solo una copertura per continuare a perpetuare questo sistema di sfruttamento della terra con le energie fossili.

La giornata è poi proseguita con partecipato presidio in piazza a Ravenna dove si sono susseguiti molti interventi contro Eni e contro il CCS.

Di seguito il nostro intervento:

“Tra le battaglie che portiamo avanti, ne abbiamo in campo una che ci tocca più da vicino. Quella contro il CCS di ENI a Ravenna.Le multinazionali come ENI continuano a violentare la terra per i loro profitti e, ingannando consumatori e lavoratori, vende un mito che non è affatto reale: la sostenibilità, alias green washing.Infatti l’intento del nuovo centro di stoccaggio di co2 è quello di ripulire la faccia di ENI nascondendo a pochi km dalla costa ravennate tonnellate di co2 da lei stessa prodotte. È evidente che siamo ancora profondamente lontani da un cambio di rotta che determini una vera conversione ecologica.La regola del “chi inquina paga” sembra essere capovolta e trasformata in “paghiamo chi inquina”, infatti le intenzioni del governo erano quelle di cedere a eni e al CCS parte dei fondi destinati al recovery fund, rivolti alla transizione ecologica.Quindi ancora una volta, politici e grandi imprenditori si accordano per fingere di lavorare per il bene di tutte e tutti. Ma chi paga il pranzo?? Tutti noi. Sì perché ci ritroviamo di nuovo davanti al profitto a costo del benessere delle persone e della terra.A Ravenna il CCS sta già replicando quanto da anni vediamo a Taranto con l’ilva! Ci danno il lavoro e noi li ringraziamo pure. Per questo è necessario ricordare che ENI non è dalla parte delle persone, non è dalla parte dei suoi dipendenti, non è dalla parte del pianeta, è solo dalla sua parte. La crisi economica, sociale, sanitaria e ambientale ci esporrà sempre di più ad accettare compromessi, a barattare un contratto di lavoro con una multinazionale al costo della salute collettiva. Per non piegarci a questi compromessi è il momento di reinventarsi, di prendere in mano davvero il futuro e proporre una alternativa equa, ecologica e sostenibile per tutte e tutti”.

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