Questa mattina presso il punto d’ascolto per le persone senza casa, attivato a Casa Madiba Network, abbiamo incontrato e ricevuto Sabri e Yosra, che dal 2 febbraio, vivono in auto dopo lo sfratto per morosità incolpevole, insieme alla figlia e al figlio minore. Padre e figlio minore sono entrambi invalidi al 100% a causa di un grave incidente.
Sono tra i cento nuclei famigliari colpiti dallo sblocco degli sfratti nella città di Rimini, mentre è ancora in corso una pandemia e gli effetti di una crisi economica e sociale devastante si stanno mostrando con la loro drammaticità anche nella ricca e tanto decantata Emilia Romagna.
Nella tarda mattinata di oggi, dopo la pubblicazione di un articolo informativo che racconta la vicenda di Sabri, Yosra e dei loro figli, nel giro di poco viene diffusa la nota stampa del nuovo assessore alle Politiche sociali, Kristian Gianfreda, che lascia sbigottiti, perché si tratta né più né meno che di un rovesciamento del senso della realtà, perché conferma a chiare lettere, che nel nostro paese non solo non esistono politiche abitative degne di questo nome ma se la casa la perdi, se vieni sfrattato è colpa tua che non fai abbastanza, è colpa tua perché non produci i documenti che servono, è colpa tua perché non trovi in autonomia una casa. Devono ancora spiegarci come può trovare una casa un nucleo famigliare con due invalidi al 100% e senza che nessuno abbia un contratto di lavoro. Ma l’assessore vive su Marte?
Basterebbe farsi un giro nei gruppi facebook “cerco casa in affitto rimini” per rendersi conto delle condizioni del mercato di locazione privato a Rimini. Da tempo denunciamo come le conseguenze della pandemia non hanno colpito tutte le persone indistintamente, ma si sono fatte sentire sui cittadini in maniera iniqua, allargando ancora di più la forbice delle disuguaglianze, sia dal punto di vista della tipologia di lavoro (in aumento lavoro povero, intermittente e spesso in nero), sia della qualità abitativa e lungo la linea del colore e del genere.
Quello che ci racconta la storia di Sabri e soprattutto di Yosra, assoggettata dal lavoro di cura dei famigliari invalidi e costretta al lavoro nero e povero per provare a sostenere economicamente la famiglia, è che a subire le conseguenze della pandemia sono soprattutto le persone più vulnerabili , invisibili, disoccupatə, precarə, giovani, donne, stranierə – ma anche persone che prima riuscivano ad arrivare alla fine del mese e ora non più. Una condizione subita – la povertà – diventa un comportamento agito – l’essere colpevoli di quella condizione.
Un problema sociale – il fatto che ci siano persone in condizioni di vita drammatiche e che non hanno una casa – che richiederebbero un immediato e serio intervento politico, diventa una questione di comportamenti individuali affrontabile, di conseguenza, solo in termini di stigma e gerarchizzazione sociale. È colpa tua.
Questo ci pare, ne più ne meno, che un modo per lavarsene le mani e la coscienza e facendoci pure “bella figura”, perché si mostra forza e fermezza nella lotta contro il “degrado” delle persone povere, se sono migranti poi è ancora meglio. Basta leggersi i commenti all’articolo sui social media locali per capire dove siamo arrivati.
Peccato che Sabri sia qui da trent’anni ed abbia sempre lavorato regolarmente come capitano in un peschereccio, fino al 2019 e al terribile incidente. Peccato che suo figlio e sua figlia siano italianissimə natə qui e iscrittə alle scuole del territorio con amici e relazioni.
A chi dovevano rivolgersi Sabri e Yosra se non ai servizi sociali del Comune di Rimini? Chi doveva trovare una soluzione? “Si devono arrangiare trovando una casa in autonomia” perché così prevede la legge? Questa politica basata sulla stigmatizzazione della povertà oltre ad essere inaccettabile sul piano etico, è anche miope perché i problemi di fondo restano irrisolti.
Eppure la storia di Sabri e Tourda, così come quella di tanti altri, che sono privi di un tetto o vivono in una costante precarietà abitativa, esistono, sono in mezzo a noi e prima avremo il coraggio di guardare in faccia questa realtà, prima riusciremo a risolvere questo problema, non con lo stigma e la colpa individuale ma con i diritti, un lavoro dignitoso e non povero e sfruttato (altroché legge 14) e un sistema di welfare efficiente e universalistico.
Noi oggi abbiamo accolto Sabri e Tourda, li abbiamo ascoltati, non li abbiamo giudicati e saremo al loro fianco giovedì 10 Febbraio alle ore 14.30 per un presidio davanti ai servizi sociali, in via Ducale.
Da questa sera abbiamo trovato una risposta temporanea, del tutto provvisoria, presso un hotel del territorio, nei prossimi giorni ci attiveremo affinché queste parole non siano vane.
Per chi vuole sostenere Sabri e famiglia:
stiamo cercando un alloggio per la famiglia, chi avesse un appartamento disponibile può inviare un messaggio whatsapp (NO CHIAMATE) al numero 320 1143966, vi ricontatteremo noi
per altre forme di supporto inviare sempre un messaggio whatsapp (NO CHIAMATE) al numero 320 1143966, vi ricontatteremo noi
Casa Madiba Network ADL Cobas Emilia Romagna