Naufragio Crotone. La strage è di Stato

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[ Abbiamo letto tante cose in questi giorni sull’ennesima strage nel mare Mediterraneo, pubblichiamo i commenti di due compagne e giornaliste che scrivono dalla Calabria e che ci dicono come stanno le cose. Ci domandiamo con quale coraggio, uomini e donne di Stato, si siano presentati davanti a quelle bare. In quanto alle dimissioni, bastasse solo Piantedosi e Meloni….. la lista purtroppo è lunga. Dimettetevi tutti! ]


La strage è di Stato


“Le bare dei – finora – 63 migranti restituiti dal mare stanno qua, al Palaminone di Crotone. Non si può entrare: la camera ardente sarà accessibile solo quando le ricerche dei dispersi saranno dichiarate finite. Un paio di giorni ancora, dice chi conosce il mare e la costa, perché il tempo sta cambiando, le onde si abbassano e presto i cadaveri ancora non recuperati galleggeranno a vista. Ci saranno funerali pubblici. Ci sarà una sepoltura, ma trovare ottanta o cento loculi nei cimiteri di Crotone e di Cutro sarà un problema. E’ bello, il cimitero di Crotone, guarda lo Jonio dall’alto, come una terrazza affacciata sull’Est, la rotta Est da cui i migranti provenivano, la faglia Est su cui sta morendo l’Europa. Davanti al Palaminone cittadini e associazioni hanno convocato un presidio. “Presidio contro la disumanità”, c’è scritto all’ingresso. A terra mazzi di fiori, lumini e candele. C’è il mio amico Filippo Sestito, che con l’Arci qui sui migranti lavora da anni. Da Riace, un centinaio di chilometri più a sud, arriva Mimmo Lucano, accompagnato da altri amici perché a lui, che è in attesa della sentenza d’appello del suo processo, è vietato guidare. C’è Sasà Albanese, che giusto domenica aveva organizzato a Riace una manifestazione di solidarietà a Mimmo. Ci incontriamo periodicamente tutti, da ormai più di venti anni, da uno sbarco all’altro e da un borgo all’altro sulla costa jonica. Ma una tragedia così macabra e così colpevole non l’avevamo mai vista.Se qualcuno sulle colpe avesse dubbi, ci pensa Amedeo Orlando, il medico medaglia d’oro per il salvataggio in mare, a fugarli. L’ha già denunciato in tv e qui lo ripete: col mare forza 4 , e anche forza 7 se fosse stato 7, si poteva e si doveva uscire e mettere in salvo quei profughi. Mentre Piantedosi mente a reti unificate, un fatto è certo: Frontex aveva segnalato quell’imbarcazione in pericolo già 24 ore prima che si infrangesse sulla secca. Per 24 ore la guardia costiera non si è mossa, e le due imbarcazioni della guardia di finanza mobilitate non erano adatte al salvataggio. La strage è di Stato”.

Ida Dominijanni
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“È la barbarie dell’umanità. Succede troppo spesso, quasi sempre in acque lontane, a volte con naufragi che arrivano sulle coste: le stesse coste che per noi sono spensieratezza, speranza e poesia, diventano bare di una morte che ci rende tuttə inermi testimoni di una disumanità che ci divora, di un’indifferenza che ci consuma. Queste terribili morti hanno dei responsabili. Questo è ciò che succede grazie alle politiche di questi governi e delle istituzioni europee, che hanno reso il Mar Mediterraneo il più grande cimitero a cielo aperto. (…) Il mare da queste coste è quasi sempre prospettiva privilegiata: albe e tramonti in cui perdersi e ritrovarsi, sfumature di colore, profumi sognanti, orizzonti da fissare. A poche miglia di distanza il mare è tumulto, confine militarizzato, pericolo che si sfida, unica via di fuga, cimitero di donne uomini bambini, spazio che divide le terre, trappola mortale per tanti – troppi, vista di un orizzonte di una terra irraggiungibile. E quando le due prospettive si incontrano, ci colpiscono in piena faccia e non si può far finta di niente. Questo mare va salvato per salvare quelle persone ostaggi dei governi europei in questo mare, per salvare noi stessə dalla barbarie che ci sta inghiottendo, dalla disumanità pervasiva e programmata, dall’odio che incancrenisce, dall’indifferenza che ci uccide, dalle passioni tristi che ci spingono dentro a una spirale tossica. Grazie a Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Sea Watch, Iuventa, Sea Eye, Medici Senza Frontiere, Sos Humanity, Louise Michel, Salvamento Maritimo Humanitario, Sos Mediterranee, Emergency, ResQ, e tutte le ONG e le navi della società civile che operano nel Mediterraneo, per praticare e affermare libertà di movimento, diritto di fuga, diritto alla vita, laddove i governi europei preferiscono morte e barbarie. Perché c’è chi non accetta queste morti e continua a salvare per salvarci, nonostante leggi ingiuste e accordi criminali”.

Ada Talarico

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