In questi giorni imperversa il dibattito sul murales del “papà che allatta”, cancellato con una vernice bianca da mano anonima e con il favore delle tenebre, qualche notte fa a Rimini. Un gesto vigliacco, che vorrebbe cancellare la verità inscritta nei corpi e nelle storie delle persone trans*, che tenta maldestramente di invisibilizzare le nostre esistenze proprio a pochi giorni dal TDoV, la giornata internazionale per la visibilità delle persone transgender.
A chi si è scandalizzato, ai media in cerca di pruderie, ai critici d’arte prezzolati o improvvisati, vorremmo ribadire giusto alcuni concetti per noi essenziali:
le persone trans* esistono, sono sempre esistite e sempre esisteranno in tutte le culture. Esistono donne trans, esistono uomini trans e, meraviglia! esistono anche persone trans* non binarie. La transessualità del resto esiste anche nel mondo naturale, ossia nel regno vegetale e animale anche perché, sappiatelo voi appassionati di geo&geo, gli umani fanno parte proprio di quest’ultimo regno!
le persone trans* possono a loro volta essere gay, lesbiche, bisessuali o eterosessuali a seconda dei propri gusti. La definizione infatti riguarda sfere diverse: l’identità di genere da una parte, che può essere cisgender o appunto transgender, e l’orientamento sessuale dall’altra;
in Italia fino al 2015 per ottenere il riconoscimento giuridico del cambio di sesso sui documenti era necessaria la sterilizzazione obbligatoria. Questa prassi è ancora utilizzata in alcuni paesi europei nonostante costituisca una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (alcuni Stati stanno ora risarcendo le persone transgender che sono state vittime di questa legge). Questo per dire che sì, la transgenitorialità esiste anche se non se ne parla ed essa non viene rappresentata;
non tutte le persone trans* seguono percorsi medicalizzati (terapie ormonali e operazioni chirurgiche) oppure possono interromperli e riprenderli nel corso della propria vita senza che questo le renda meno trans*;
non si dice “i trans” o “le trans” ma si dice persona trans* o transgender (si tende a non utilizzare “transessuale” che è termine di origine medica, dunque patologico e stigmatizzante) oppure persona trans mtf (male to female) o ftm (female to male). Trans* si scrive con l’asterisco per comprendere anche tutte le identità di genere non conformi, che non si riconoscono nel binarismo “uomo” o “donna”;
le persone trans* uccise nel 2022 in tutto il mondo sono state 381. Il 95% di coloro che sono state uccise globalmente erano donne trans o persone trans* femminili. Il 65% nere o facenti parte di un altro gruppo razzializzato. Metà delle persone trans* la cui occupazione è nota erano sex worker.
Ripartiamo allora da qui, da questi dati per capire che quello che il murales voleva rappresentare non è l’ostentazione né della cosiddetta “ideologia gender” né di tendenze contronatura qualsiasi cosa questo significhi, ma semplicemente affermare l’esistenza delle persone trans*, il nostro diritto di vivere una vita degna dentro questa società. Approfittiamo nostro malgrado di questa polemica per ricordare anche quali sono le istanze, i desideri, i diritti per cui la comunità trans* è in lotta. Perché domani o dopodomani la notizia del murales e le strumentalizzazioni che ne sono seguite più o meno localmente saranno già dimenticate ma le nostre vite, le vite delle persone trans* che oggi si vorrebbero difendere oppure cancellare, continueranno ad attraversare lo spazio pubblico, a prendere spazio e parola, speriamo sempre più spazio e sempre più parola.
Siamo in lotta quando scendiamo in strada ogni 20 novembre per il TDoR, la ricorrenza che vuole ricordare le vittime dell’odio transfobico.
Siamo in lotta quando chiediamo di rivedere la legge 164 del 1982 che regola il cambio di sesso e l’accesso alle terapie ormonali in Italia. Una legge superata, non al passo con la mutata sensibilità e le richieste attuali della comunità trans*.
Siamo in lotta quando chiediamo di riconoscere la legittimità della carriera alias come forma di tutela minima sia per chi studia sia per chi lavora.
Siamo in lotta quando ci adoperiamo per abbattere lo stigma che colpisce lə sex worker, stigma perpetrato a Rimini anche dalle ordinanze emanate dal Sindaco Jamil Sadegholvaad, dalle multe e dai fogli di via che vorrebbero eliminare la prostituzione dalle strade, rendendo di fatto “invisibili” e più ricattabili proprio quelle persone la cui libertà d’espressione si afferma di voler tutelare difendendo ad esempio questo murales. Solo noi notiamo il cortocircuito?!
Siamo in lotta quando parliamo di sfamiglie e chiediamo ai Sindaci di disobbedire a leggi ingiuste che vorrebbero eliminare la trascrizione degli atti di nascita de* bimb* con due mamme o due papà, cancellando di fatto uno dei due genitori. La Sindaca Alice Parma di Santarcangelo ha già preso posizione in merito, ci auguriamo che l’elogio della paternità che il murales ha ispirato nel Sindaco di Rimini possa convincerlo a prendere posizione anche su questo tema a lui così caro.
Siamo in lotta quando chiediamo che venga introdotta a scuola l’educazione alla sessualità e all’affettività, per educare al rispetto delle differenze e rivoluzionare questa società bigotta dalle sue fondamenta. E lo stiamo già facendo.
Siamo in lotta quando chiediamo tutele specifiche sul luogo di lavoro, accesso alla casa e alla salute e un reddito di autodeterminazione.
Siamo in lotta quando chiediamo case rifugio e spazi di socialità non mercificata per la comunità LGBTQIA+.
Siamo in lotta ogni volta che viene affisso un manifesto di Pro Vita & Famiglia.
Siamo in lotta quando chiediamo che siano bandite le mutilazioni genitali sui neonati intersessuali.
Siamo in lotta e continueremo a esserlo, per la visibilità delle persone trans* e di tutta la comunità LGBTQIA+.
AUTODIFESA TRANSFEMMINISTA [PRIDE OFF // Casa Madiba Network // Non Una Di Meno Rimini]
ADESIONI: Per sottoscrivere il comunicato, lasciaci un commento con il nome dell’associazione o collettivo che aderisce!
Pinkabbestia
Rimbaud LGBTQ Cesena
Laboratorio Smaschieramenti
Non Collettivo Queer – BU Festival
Libellula
Rea – Collettivo di Genere Forlì
Un Secco No alle Discriminazioni
Smagliature Urbane
Brianza Oltre l’Arcobaleno aps
Genderlens