La situazione degli sfratti nella città di Rimini non accenna a migliorare. Così anche nel mese di luglio, nella settimana successiva alla Notte Rosa – “la più grande festa dell’estate italiana, con hotel pieni e 200 eventi” come hanno titolato i giornali – ci troviamo a spedire una cartolina ben diversa. Quella che ci racconta di una nuova famiglia sottosfratto, composta da una giovane mamma con un figlio minore, che con lo scoppio della pandemia si è trovata costretta a decidere tra il lavoro e la famiglia.
Una scelta che riguarda migliaia di donne – a causa di una tipologia di welfare tutta di impianto familistico che non garantisce sostegni a chi non ha reti familiari su cui contare – e che si è acutizzata con la pandemia (Dati Istat: Dei 444mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è costituito da donne).
Di fatto, l’emergenza sanitaria non ha fatto altro che amplificare quelle disuguaglianze che già caratterizzavano la struttura sociale dell’Italia pre-pandemica. Dal diritto alla casa al mercato del lavoro, dall’accesso alle cure all’istruzione, la sindemia con i suoi strascichi ha avuto conseguenze più o meno dure a seconda della collocazione geografica e del profilo sociale. Le disuguaglianze economiche, sociali, razziali e di genere preesistenti sono state accentuate. Un fatto da cui l’Italia non si è dimostrata immune: che il 99% dei lavoratori in meno di dicembre 2020 sia donna è solo una delle tante dimostrazioni.
La storia di W. ne è un esempio. Mamma di un bambino di 8 anni, di professione OSS, con lo scoppio della pandemia si è trovata costretta ad abbandonare il proprio impiego nell’ambito sanitario per far fronte al lavoro di cura triplicato con il figlio piccolo in DAD. Nell’assenza di un welfare solido e universalistico, ha dovuto scegliere tra lavoro (precario e sottopagato) e famiglia, cercando di far tornare dei conti che con un affitto che assorbe oltre il 40% di uno stipendio medio, il caro-bollette e il caro-vita non tornano sicuro.
A questo si aggiunge la situazione immobiliare di un Comune ad alta tensione abitativa, come quello riminese, dove la pandemia ha modificato gli assetti, incrementando i meccanismi speculativi, aumentando gli affitti brevi e turistici a discapito di quelli annuali, con notevoli ripercussioni sul tema della residenzialità. Turisti nelle case, cittadin3 negli alberghi, appunto.
E così è arrivato lo sfratto per morosità incolpevole, la cui esecuzione era fissata per questa mattina, senza che fosse stata individuata una soluzione abitativa alternativa. La presenza solidale delle persone che in questi mesi si stanno attivando all’interno del percorso cittadino per il diritto all’abitare promosso da ADL Cobas e Casa Madiba Network ha evitato l’esecuzione conquistando un rinvio al 28 settembre p.v.
PS.
Nella giornata di oggi eravamo pront3 a difendere un altro sfratto, in un alloggio popolare ACER. Sfratto che è stato rinviato a settembre, dopo la scelta adottata dall’amministrazione di sospendere l’esecuzione degli sfratti di alloggi ACER durante i mesi estivi. Ci troviamo di fronte alla grande contraddizione però che la premessa che ha accompagnato questa decisione – che condividiamo – riguarda l’INTERO mercato immobiliare e non solo chi si trova in un alloggio popolare.
Chiediamo allora che con coraggio l’amministrazione comunale affronti anche le locazioni private mediante una sospensione dell’esecuzione degli sfratti durante il periodo estivo (così come in uso prima dello scoppio della pandemia) oltre a regolamentare il mercato degli affitti brevi.
Due punti imprescindibili e urgenti dai quali partire per pensare e programmare politiche abitative di medio/lungo periodo, altrettanto necessarie se Sindaco e Assessori non vogliono trovarsi ad amministrare l’ennesimo parco divertimenti italiano.
#unacasapertuttə
#altatensioneabitativa
ADL COBAS Emilia Romagna
CASA MADIBA NETWORK