Il gelo continua a stringere le nostre città, i nostri territori. Ogni mattina ci svegliamo con i giardini ghiacciati e il vento gelido che taglia e fa lacrimare mentre in bicicletta percorriamo il parco Marecchia per raggiungere Casa Gallo. Dopo settimane in cui l’emergenza freddo occupava le civette delle edicole e le dichiarazioni ipocrite a mezzo stampa dei politici, di questa emergenza che continua (che emergenza non è perché si tratta di un problema strutturale quello dei senza casa) non se ne parla più. La Lisi direbbe sicuramente: effettivamente è meno freddo di prima!.
Tutto questo mentre aumentano gli sfratti per morosità e l’ostilità contro gli sfrattati, i nuovi homeless prodotti dai Centri di Accoglienza Straordinaria nonché le vessazioni e gli ostacoli burocratici dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Rimini, che si ostina a richiedere il domicilio o la residenza, incentivando e favorendo così truffe e compravendite di documenti oltre a condizioni di clandestinità, in presenza di un Ufficio Anagrafe comunale fra i più rigidi in Italia.
Fra dicembre e gennaio a Casa Gallo, senza tanta pubblicità, sono state fatte nuove accoglienze. Nuove accoglienze a Casa Andrea Gallo Rimini #perlautonomia significano persone che sono andate via, persone che sono riuscite a concretizzare qualcosa, rinnovare il permesso di soggiorno, trovare una sistemazione abitativa più adeguata, trovare un lavoro, ricongiungersi con i propri cari in altre città o paesi europei. Quando avviene è una cosa straordinaria per tutti e tutte. La piccola fortuna o opportunità di uno, lo diviene per tutti e tutte.
Abbiamo così salutato Omar e Thierno che sono partiti rispettivamente per la Francia e la Germania, mentre abbiamo accolto due cittadini italiani fra cui un invalido, e un cittadino originario della Nigeria con gravi problematiche di salute che già da qualche settimana era seguito dallo Sportello salute che si svolge tutti i Giovedì dalle ore 15.30 alle 16.30 presso la Casa.
Rispetto ai colpi che la vita ha inferto a queste persone, noi vogliamo che sappiano che troveranno sempre questo spazio aperto, accogliente, perché nessuno e nessuna rimanga solo/a, perché la disperazione non prenda il sopravvento.
Perché la solidarietà liberatrice continui ad avere un luogo degno in cui essere praticata, perché quanto accaduto a Venezia, il suicidio di Pateh, fra gli occhi disumani e indifferenti mentre lentamente moriva nelle acque gelide della laguna da cui nessuno l’ha salvato, non accada mai più.
Di fronte a questo mondo, a nuove leggi razziali che bandiscono persone per la loro appartenenza religiosa o per la loro nazionalità, a nuovi pacchetti sicuritari (come quello Minniti) che propongono segregazione etnica (CIE oggi CPR), accordi bilaterali con dittatori e nuova clandestinità, a politiche sociali carenti ed emergenziali che, caro sindaco Gnassi, dei suoi slogan se ne fanno poco, se il Comune è assente come ruolo di mediazione e soluzione negli sfratti per morosità incolpevole, o nell’offrire percorsi di accoglienza degna a chi vive nella nostra città ed è senza casa. Parliamo di 230 persone stabilmente presenti nella città. Una città come Rimini che ospita annualmente più di 13 milioni di persone, non riesce a trovare una soluzione di accoglienza degna, di progetti di riscatto e trasformazione sociale per 230 persone? Un sistema sperimentale di accoglienza capace di rispondere alla molteplicità delle problematiche abitative che si manifestano (sfratti, rifugiati, lavoratori e lavoratrici i transito per la stagione estiva)?
Un sindaco che guarda al futuro dovrebbe fare non come lei, caro Gnassi o i suoi colleghi del PD, ma come Ada Colau, che il welfare di comunità lo fa per davvero, creando per es. una rete di “città-rifugio” disposte ad accogliere i migranti che fuggono dalla Siria o da altri luoghi di conflitto attraverso percorsi partecipati che attivano la cittadinanza e le professionalità, che arricchiscono la città. Oppure difendendo il territorio dagli speculatori e dal turismo predatorio, negando l’autorizzazione alla costruzione di nuovi hotel in centro storico, nel tentativo estremo di evitare che la città venga distrutta, che si disperda il tessuto economico e sociale della stessa, che il turismo torni a essere una risorsa e non un problema.
Cosa sono 250 persone di fronte ai milioni di turisti che ospitiamo, un turismo che arricchisce i soliti noti e impoverisce il lavoro e il territorio? Di quale welfare di comunità sta parlando? Venga a Casa Gallo a vedere come si fa il nuovo welfare mutualistico, antirazzista e solidale senza alcun riconoscimento o intervento istituzionale.
Sono mesi che aspettiamo una risposta alle nostre richieste in primis riconoscere il Progetto di Casa Gallo nella sua interezza, individuare una struttura idonea in città per trasferire in continuità la parte abitativa, restituendo gli spazi di via de Warthema ai progetti sociali già attivi nel Network solidale di via Dario Campana.
Questo è quello che farebbe un Sindaco che guarda al futuro. Altre sperimentazioni, altri progetti così dovrebbero nascere nei vari quartieri della città. Nessuno e nessuna deve rimane solo/a.
Casa Andrea Gallo Rimini #perlautonomia