L’intervento di Angela Davis alla Marcia per le donne del 22 gennaio a Washington
In un momento cruciale della nostra storia, ricordiamoci che noi, centinaia di migliaia, milioni di donne, trans, uomini e giovani che siamo qui alla Marcia delle Donne, rappresentiamo le potenti forze del cambiamento che sono determinate ad evitare il risorgere della mortale cultura del razzismo e dell’etero-patriarcato.
Noi riconosciamo che siamo agenti collettivi della Storia, e che la Storia non può essere cancellata come pagine web. Sappiamo che questo pomeriggio ci raduniamo sulla terra degli indigeni e seguiamo l’esempio dei primi popoli che, a dispetto della violenza genocida di massa, non hanno mai abbandonato la lotta per la terra, l’acqua, la cultura, la propria gente. Salutiamo in particolare, oggi, i Sioux di Standing Rock.
Le lotte per la liberà del popolo nero, che hanno modellato la natura stessa della storia di questo paese non possono essere cancellate con un colpo di mano. Non possiamo essere costretti a dimenticare che le vite dei neri contano. Questo è un paese ancorato alla schiavitù e al colonialismo, ciò significa che, nel bene o nel male, la stessa storia degli Stati Uniti è una storia di immigrazione e riduzione in schiavitù. Diffondere xenofobia, vomitare accuse di omicidio e stupro e costruire muri non cancelleranno la Storia.
Nessun essere umano è illegale.
La lotta per salvare il pianeta, per fermare il cambiamento climatico, per garantire l’accesso all’acqua dalle terre dei Sioux di Standing Rocks fino a Flint, Michigan, fino alla Striscia di Gaza. La lotta per salvare la nostra flora e fauna, l’aria – questo è il grado zero della lotta per la giustizia sociale.
Questa è una marcia delle donne e questa marcia delle donne rappresenta la promessa di un femminismo contro i poteri pericolosi della violenza di stato. Un femminismo inclusivo ed intersezionale che chiama tuttti noi ad unirci alla resistenza al razzismo, all’islamofobia, all’antisemitismo, alla misoginia, allo sfruttamento capitalistico.
Sì, noi sosteniamo la “Fight for 15” (lotta per il salario minimo orario a 15 dollari, n.d.t.). Ci dedichiamo alla resistenza collettiva, resistenza contro i profittatori di mutui miliardari e i gentrificatori. Resistenza contro quelli che vogliono privatizzare la cura della salute. Resistenza contro gli attacchi a musulmani e immigrati. Resistenza agli attacchi contro i diversamente abili. Resistenza alla violenza di Stato perpetrata dalla polizia e attraverso il complesso industriale delle prigioni. Resistenza alla violenza di genere, istituzionale e domestica, specialmente contro le donne trans di colore.
Diritti delle donne significa diritti umani in tutto il pianeta, e questo è il motivo per cui chiediamo libertà e giustizia per la Palestina. Celebriamo l’imminente scarcerazione di Chelsea Manning e Oscal Lòpez Rivera, ma chiediamo anche la libertà per Leonard Peltier, Mumia Abu-Jamal e Assata Shakur.
I prossimi mesi e anni saremo chiamati ad intensificare le nostre richieste di giustizia sociale per diventare più militanti nella nostra difesa delle popolazioni vulnerabili. Quelli che ancora difendono la supremazia dell’etero-patriarcato maschio e bianco farebbero meglio a fare attenzione.
I prossimi 1459 giorni di amministrazione Trump saranno 1459 giorni di resistenza: resistenza sui territori, nelle classi, sul lavoro, nella nostra arte e nella nostra musica.
Questo è solo l’inizio e, come nelle parole dell’inimitabile Ella Baker, “noi che crediamo nella libertà, non possiamo arrenderci finché non arriva!”. Grazie.”