Comunicato sull’incontro con la Regione Emilia-Romagna: ancora insufficienti le garanzie di tutela della salute e di reddito per tutti. Necessario stabilire un Reddito di quarantena e allargare il perimetro delle relazioni sindacali alle rappresentanze di base.
Si è tenuta ieri in video conferenza una riunione con la
Regione Emilia-Romagna, nelle persone della Vicepresidente con delega al
Welfare Elly Schlein e dell’assessore al Lavoro Vincenzo Colla, e i sindacati di base ADL Cobas, Si Cobas, Usb e Sgb.
L’appuntamento arriva ad oltre tre settimane dal presidio promosso da
ADL e partecipato da numerose lavoratrici e lavoratori in Viale Aldo
Moro.
Un incontro interlocutorio e di aggiornamento sugli interventi intrapresi dalla Regione, che però ancora una volta non
ci soddisfa sul piano del riconoscimento della rappresentanza
sindacale: i tavoli di crisi finora svolti hanno ignorato la reale
rappresentatività che le organizzazioni sindacali non confederali hanno
su molti settori, come ad esempio nel terzo settore, nella logistica,
nel lavoro precario. Non vogliamo limitarci al ruolo di
segnalazione di alcune specifiche problematiche: ecco perché tutte le
organizzazioni presenti hanno richiesto con decisione il coinvolgimento
nei tavoli di crisi e l’attivazione di tavoli permanenti per la gestione
tematica di alcuni settori, ricevendo risposte francamente ancora
troppo vaghe.
Auspichiamo vivamente quindi che la Regione accolga al più presto queste
sollecitazioni con maggiore chiarezza di quanto riscontrato oggi.
Nel merito è stato sottolineato innanzitutto come la scelta del
governo di allargare oltremodo la definizione di “attività essenziali”
(si stima che solo in Emilia-Romagna siano oltre 250.000 lavoratori e
lavoratrici al lavoro in attività di fatto non veramente fondamentali
per il superamento di questa fase) influisce sulla difficoltà di
garantire misure di salute e sicurezza per i settori realmente
essenziali come sanità, farmaceutica, alimentare, energia.
Impressione confermata dal confronto, dato che è ancora distante una
soluzione adeguata e certa sul piano dell’approvvigionamento di adeguati
dispositivi di protezione individuale e dello screening sanitario per
tutti coloro che gestiscono servizi alla persona.
Medesimo quadro critico per quanto riguarda le garanzie di reddito,
in particolare per il lavoro precario, in appalto, intermittente, a
causa della scelta del Governo di intervenire con misure ancora troppo
emergenziali, ristrette e particolareggiate attraverso la logica
dell’implementazione degli ammortizzatori sociali esistenti e delle una tantum.
Così si escludono di fatto decine di migliaia di lavoratori e
lavoratrici in Regione: si pensi agli intermittenti dello spettacolo,
agli stagionali e precari del turismo, al lavoro non subordinato e
autonomo o fintamente autonomo.
Abbiamo chiesto quindi che la Regione Emilia Romagna si attivi con suoi strumenti diretti e presso il Governo perché è necessario
varare da subito un #redditodiquarantena per la fase dell’emergenza che
apra al contempo ad una stabile e strutturale misura di reddito
garantito universale.
Abbiamo poi proposto, in sintonia con le altre organizzazioni, che gli organi regionali assumano la responsabilità di garantire l’adozione di modalità omogenee per tutto il territorio regionale, attraverso la formazione di una cabina di regia, in riferimento particolare a determinati temi prioritari quali:
– l’adozione di Protocolli di sicurezza, con il coinvolgimento attivo dei Dipartimenti di Prevenzione delle AUSL, per le attività realmente essenziali ancora attive e il controllo sul rispetto degli stessi;
– l’attivazione di un coordinamento specifico con gli enti pubblici committenti dei servizi alla persona (Comuni, le ASP, le AUSL locali) per la garanzia del 100% di salario per i lavoratori e le lavoratrici degli appalti, dando seguito al principio stabilito dall’art. 48 DL 18/2020, e dunque prevedendo l’utilizzo dei fondi già stanziati.
Un tema contingente è stato poi quello di dare seguito concreto alle
misure di Integrazione salariale, garantendo l’anticipazione della
liquidazione della attraverso il coinvolgimento di istituti bancari per
assicurare continuità di reddito.
In questo senso l’assessore Colla si è ripromesso di intervenire nelle
prossime ore, così come per l’allargamento del periodo di
calcolo della media retributiva per la determinazione della CIGD spettante, dai 3 mesi ai 12 per i lavoratori intermittenti.
Per quanto riguarda il Terzo settore, infine, è stata sottolineata anche la necessità di promuovere il lavoro agile/a distanza come principale modalità di svolgimento dell’attività per gli interventi domiciliari e per le strutture di accoglienza (CAS/SPRAR) e il mantenimento della continuità nelle strutture per le vulnerabilità come i centri per minori, anziani, strutture accoglienza, senza fissa dimora con la garanzia della sicurezza sia per lavoratrici e lavoratori che per gli utenti.
Infine, abbiamo richiesto alla Regione particolare attenzione sul tema del diritto all’abitare: è necessario prolungare la sospensione degli sfratti, come da art. 103 comma 6 DL 18/20, oltre al 30 Giugno 2020, e tutelare la morosità incolpevole in caso di COVID-19, dando sostegno all’affitto tramite l’allargamento dei Fondi sociali già esistenti.
In conclusione, emerge, in maniera forte ed urgente, la necessità di istituire percorsi istituzionali con il coinvolgimento attivo di tutte le parti sindacali che, al netto della situazione di emergenza sanitaria, abbia come argomento la internalizzazione di servizi, di garanzia al reddito universale e del diritto all’abitare.
In questa fase, come ADL Cobas Emilia-Romagna, continueremo a perseguire la necessità di garantire solo le attività realmente essenziali, assicurare lo svolgimento del lavoro con reali misure di salute e sicurezza e dare sostegno tutte quelle fasce di lavoratori e lavoratrici colpite dalla crisi sanitaria ed economica.
Articolo pubblicato anche su: adlcobas.it