Pubblichiamo di seguito il contributo di Agnese Cossa, con la quale per diverso tempo insieme all’Ass. Rumori sinistri ci siamo occupati dei fenomeni di grave sfruttamento e riduzione in schiavitù nella filiera agricola e nei ghetti che sono presenti dal Sud al nord d’Italia.
Per chiedere verità e giustizia per Soumayla Sacko e per tutte le persone vittime del Lavoro Gravemente Sfruttato e del razzismo economico.
FERMI TUTTI
Sacko Soumayla è morto, ammazzato da un colpo alla testa, sparato da 60 metri di distanza, un tiro al bersaglio in pratica. Questa è una cosa certa. A lui dobbiamo un riflessione seria.
Che non si può ridurre nella retorica del “è colpa di Salvini!”.
Un altro dato certo di questa storia è che tutto ciò è accaduto a Rosarno, lo stesso teatro della rivolta del 2010.
Otto anni fa.
Otto anni di baraccopoli, otto anni di lamiere che sostituiscono i tetti e rendono i ripari vere e proprie fornaci, otto anni di condizioni igienico sanitarie pressochè assenti, otto anni di diritti negati, otto anni di schiavitù.
Per conto di chi sulla pelle di questi schiavi ci costruisce profitto.
In questi otto anni ben poco è cambiato. Qualche piccolo passo in avanti dal punto di vista normativo, risposte politiche inadeguate, ghetti sgomberati che rinascono il giorno dopo, interventi carenti dal punto di vista sindacale, nessuna mobilitazione di massa.
Pochi, troppo pochi sono stati quelli che in questi otto anni hanno gridato a gran voce:
QUI CI SONO GLI SCHIAVI!
QUI SI MUORE DI SCHIAVITù!
Ci siamo abituati a tutto, anche a questo.
Allora se una riflessione seria la dobbiamo, se vogliamo che Sacko Soumayla non sia solo un nome che è sulle nostre bacheche oggi e domani non più, partiamo da qui.
Partiamo dall’assumerci la responsabilità individuale di una mancata risposta collettiva. Facciamolo per lui e per tutti i morti sul lavoro, facciamolo per i più deboli, facciamolo per i diritti delle persone lgbt, per la libertà di scelta sull’aborto, facciamolo per dare voce a chi spesso non ha più la forza di tirare fuori la sua.
Facciamolo sopratutto adesso che al governo ci rappresentano quelli che hanno fomentato l’odio e il razzismo.
Non abituiamoci alla barbarie. Non lasciamoci soli.