_ 10 Ottobre 2014.
250 studenti e lavoratori, in una protesta organizzata dal Collettivo Studenti Rimini alla quale partecipavano anche alcuni lavoratori e lavoratrici di un’azienda seguita da ADL Cobas, reclamano una visione di scuola e lavoro diversa dalla Buona Scuola di Renzi e Giannini.
Buona Scuola: riforma strutturata su tagli al pubblico, infiltrazione dei privati all’interno degli istituti, rafforzamento dell’autorità dei presidi, e alternanza scuola-lavoro su un modello di lavoro non retribuito e demansionato. Il tutto corredato da improvvisazione, nessun confronto con la comunità scolastica, rifiuto di dialogo con i sindacati e, alla fine, voto di fiducia.
Noi non ci stavamo.
Per noi il problema della scuola stava nella dispersione scolastica, nell’assenza di tutele al diritto allo studio, nei costi sempre più alti (dai libri di testo ai trasporti), nei contratti bloccati, nelle mancate assunzioni di personale, nel lavoro non retribuito degli studenti, nella didattica vecchia e nozionistica, negli stipendi umilianti dei docenti… insomma, il problema per noi era un Paese incapace di vedere il valore sociale dell’istruzione, un Paese che privilegia un modello sociale ed economico fondato su precarietà e sui diktat dal mercato. Una generazione intera ha bocciato la scuola e la politica del governo Renzi (e ancora prima delle riforme Gelmini, e ancora prima…). Quello per cui abbiamo lottato si manifesta ora in piena pandemia con la sua drammaticità.
Per quel 10 Ottobre 2014, a causa delle provocazioni e delle chiusure della Questura locale e di chi ha gestito la piazza, con una gestione dell’”ordine” pubblico volta a creare tensione, con una militarizzazione dell’intera città, ci troviamo ancora a processo. 6 anni dopo. Dipinti, come di consueto, come una folla: irrazionale, suggestionabile, potenzialmente violenta.
Ma noi eravamo un’altra cosa. Ci avevamo azzeccato. Sapevamo cosa stavano sbagliando e volevamo discuterne con il sindaco, e da li a poco presidente di provincia, Andrea Gnassi. Per la Questura, tutto questo era inammissibile: solo un politico di professione può parlare con un politico di professione. I diretti interessati? Stiano nel loro.
Questa violazione, questo non rispetto di un divieto assurdo (andare da Piazza Tre Martiri a Piazza Cavour), dimostratosi peraltro tale dal fatto che in un secondo tempo al corteo è stato permesso di arrivare dove richiesto, ci porta nelle aule del tribunale. A processo per non avere rinunciato ad essere protagonisti in un epoca di delega e di svuotamento della democrazia.
La Buona Scuola si è rivelata un fallimento. Per tutti e tutte: studenti, docenti, genitori, presidi, cittadini. Anni di strade sbagliate, anni di cecità e sordità verso chi la comunità scolastica la vive. Tuttora nulla sta venendo fatto per modernizzare la scuola in un senso non aziendale. Tuttora nessuno sta venendo processato per aver devastato la scuola e l’università e il futuro di una generazione. Così come contemporaneamente veniva smantellato il sistema di Welfare e ulteriormente precarizzato il mondo del lavoro. Altri come noi, invece, vengono processati per aver avanzato nuove forme di fare scuola, e nuove forme di fare democrazia.
_ 26 Marzo 2016.
Non ci dovrebbe neanche essere bisogno di parlare. Una provocazione e un’ostentazione d’odio in un quartiere che ospita e accoglie: una caritas parrocchiale, uno spazio sociale, una casa dell’intercultura, un centro anziani, un dormitorio sociale e uno spazio diurno per i senza tetto della città, un Guardaroba Solidale. Forza nuova è un’organizzazione di estrema destra nota alla cronaca giudiziaria per un’infinità di episodi di violenza praticata e agita su tutto il territorio nazionale, per l’offesa continuativa alla Repubblica e alla Costituzione nata dalla Resistenza, per la propaganda razzista e xenofoba. Il fascismo è un crimine non un’opinione!
IMPORTANTE! Quest’anno la pandemia in corso ci toglie la possibilità di organizzare le nostre cene benefit e di supporto per le spese legali. Ma le spese ci sono ugualmente e oltre a quelle per la difesa legale delle attiviste e degli attivisti si sommano quelle quotidiane per la gestione degli spazi che però sono chiusi. Se da un lato tutte le iniziative culturali e di autofinanziamento (serate, spettacoli, presentazioni di libri, ecc) sono ferme, bloccando nei fatti i canali classici con cui ci sosteniamo, dall’altra le progettualità sociali e di risposta ai bisogni non si sono mai fermate. Ogni volta che la porta di Casa Madiba si apre, per i progetti di mutuo-aiuto, per gli Sportelli, per preparare i pacchi alimentari per la Staffetta Solidale ci sono dei costi vivi. Ecco perché quest’anno vi chiediamo di continuare a sostenerci, ancora di più.
Lo potete fare attraverso:
– il sostegno al Crowdfunding “Madiba Rise Up” qui trovate tutte le info: MADIBA RISE UP
– un versamento sul c/c – CODICE IBAN IT68B0327324200000300106272 – causale “Supporto spese legali”