Leggiamo talvolta questa rubrica di Altarimini dedicata alle paure e alle paranoie identitarie dei riminesi. Francamente ogni volta ci assalgono diverse domande e tante sconforto perchè chi manda delle segnalazioni si muove sempre nel solco di ciò che ci fanno o meglio impongono di percepire come un problema di sicurezza ma mai chi scrive mette in rilievo le cause che l’hanno prodotta quella specifica situazione.
Come in questo caso dove una madre (specifica) di tre bambini segnala alla rubrica in questione l’immagine di degrado alla fontana del Parco Marecchia, quello che per lei è un problema insostenibile e che va risolto per la sua sicurezza.
Ci sono come sempre degli immigrati di mezzo “magrebini nordafricani sporchi e brutti che si lavano alla fontanella pubblica (ci ha parlato con queste persone la signora?), addirittura hanno il coraggio di lavarsi i piedi e pure i vestiti ed hanno fatto un accampamento con dei lenzuoli“.
Intanto se ci sono delle persone che si lavano ad una fontana pubblica bisognerebbe chiedersi perché questo accade e signora ci creda che a quella fontana, che conosciamo bene, si lavano sia italiani e migranti che sono senza casa. Sono in centinaia nella nostra città, milioni in Europa.
Sono tante le persone che abitano nel Parco ma mai un episodio negativo o di incolumità è mai accaduto in questi ultimi anni, nulla di rilevante o eclatante. Anzi nel mese di luglio ci sono stati proprio nella zona antistante una serie di eventi ai quali abbiamo partecipato come il Creativity Summer Festival ed altri festival che hanno fatto rivivere il parco attraverso una funzione sociale nuova, di incontro con le persone, di scambio, di relazione oltre che di produzione e contaminazione culturale. Forse le persone che vivono nel parco per qualche giorno si sono sentite meno sole e meno invisibili di quello che sono quando non si trovano davanti ad una fontana a lavarsi.
Ogni essere umano a prescindere dal luogo di nascita che gli è toccato come destino avrebbe diritto ad avere una casa, un proprio bagno, una propria cucina purtroppo sono sempre di più le persone che questo diritto non ce l’hanno e nessuno si occupa di sostenerli in un percorso di riscatto mettendo a disposizione o riqualificando per esempio i tanti stabili dismessi della nostra città (17.000 alloggi sfitti per non parlare degli edifici artigianali), anzi sono trattate come colpevoli della loro condizione e quindi meritevoli di tutto il nostro disprezzo.
Noi in quell’immagine vediamo delle persone che cercano un pò di dignità e lo fanno certo davanti ad altre persone perchè non hanno altro luogo in cui poterlo fare.
Anche noi abbiamo offerto per un lungo periodo la possibilità di farsi la doccia e di utilizzare i bagni di casa Gallo anche a chi abitava fuori dalla struttura, ma questa determinava grosse difficoltà per gli abitanti stessi, perchè il Comune non ha fornito la struttura di caldaie adeguate per sopperire ad un elevato consumo di acqua calda. A Casa Gallo ci abitano 40 persone, più di cento quelle che sono state accolte dall’inizio del progetto. Oggi questo servizio lo garantisce settimanalmente due volte alla settimana il Guardaroba Solidale Madiba negli spazi di Casa Madiba Network ma per piccoli numeri, poi rimane la Caritas che ci risulta essere molto oberata di richieste.
Allora la cosa da segnalare alla rubrica è che nel parco Marecchia ci sono delle persone con cui bisogna parlare e che vanno aiutate e sostenute a prescindere dalla loro provenienza perchè non hanno una casa. Solo in questo modo rendiamo le nostre strade più sicure e contribuiamo a costruire e a lasciare ai nostri figli e alle nostre figlie una società più giusta, ecologica, sostenibile e umana.
Altrimenti cosa insegniamo ai nostri bambini e alle nostre bambine? a disprezzare chi è povero? a sentire il povero come nemico? I nemici sono altrove nei CDA delle banche, nei centri finanziari e di potere, nei luoghi della politica sempre più autoritaria, nei consigli direttivi di coop, aziende, multinazionali che svendono i nostri diritti sul lavoro. Lì sono i nostri nemici.
Anche noi abbiamo paura di questa povertà e ci siamo organizzati per combatterla, non per combattere i poveri.
E attraverso il nostro progetto siamo i primi ad intervenire qualora si creassero nella zona adiacente alla nostra struttura spiacevoli situazioni rispetto a persone che hanno scopi ed interessi lontani da quelli della comunità o che possono metterla in pericolo.
La sicurezza si costruisce su ciò che ci accomuna e su ciò di cui ogni essere umano ha bisogno, non sulle paure verso il nemico che ci hanno obbligato e indotto ad odiare per favorire un élite sempre più ricca di persone a dispetto dell’umanità tutta sempre più povera e sola.
Mentre scrivevamo questo testo ieri pomeriggio è arrivata la notizia dell’attentato in Spagna. Con ancora più determinazione – anche rispetto al tema segnalato – esprimiamo massima vicinanza e sostegno alla città di Barcellona, alle vittime del vile attentato. Come ha detto la sindachessa Ada Colau “Barcellona è città di pace. Il terrore non riuscirà a vincere a farci smettere di essere chi siamo: città aperta al mondo, coraggiosa e solidale”.
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Casa Andrea Gallo (Don) #perlautonomia