Leggi il reportage di Annalisa Camilli dal campo di Lipa in Bosnia su Internazionale
Bosnia, Europa, 2021.
900 persone, 900 migranti abbandonati a loro stessi da dicembre in seguito al devastante incendio che ha distrutto il campo profughi in cui vivevano, costretti a sopravvivere in mezzo a ghiaccio e neve, spesso scalzi o con calzature di fortuna, con temperature che di notte sfiorano i 20 gradi sotto zero.
Scene che credevamo di aver consegnato alle tenebre della Storia e invece accadono a poche centinaia di chilometri da noi, a Lipa, alle porte dell’Unione europea.
Accade ancora oggi, nel 2021, nel silenzio generale.
Questa volta nessuno può dire: non sapevo.
(foto Michele Lapini)
(tx Lorenzo Tosa)
Lipa chiama! Per non essere complici, per organizzare la solidarietà contro tutti i confini.
Uomini e donne, intere famiglie, anziani e bambini in transito lungo la rotta balcanica, sono da anni sottoposti a violenze e a trattamenti disumani e degradanti. Trattamenti figli di di anni di conflitti, guerre, instabilità politica di alcuni paesi e aggravate da assurde politiche migratorie che limitano la libertà di movimento a chi cerca una vita migliore.
I confini continuano a mietere vittime e a produrre drammi nelle vite dei migranti, già spesso tragicamente segnate. Anche nella pandemia.
La situazione è sicuramente peggiorata con il sopraggiungere dell’inverno, che in alcune zone dei Balcani è estremamente rigido. Le restrizioni alla mobilità imposte dagli Stati per affrontare la diffusione del Coronavirus rendono estremamente complicate forme di solidarietà attiva transnazionale.
L’incendio del campo di Lipa nel cantone di Una Sana, tra Croazia e Bosnia-Erzegovina, già di per sè assolutamente inadeguato a garantire standard minimi di accoglienza, ha privato migliaia di persone – adulti e bambini – anche di una tenda di plastica sotto cui ripararsi.
Tutti e tutte noi abbiamo visto le foto di chi è costretto a lavarsi con la neve, a camminare scalzo e a cercare rifugi di fortuna all’interno di boschi ancora minati – infame ricordo delle guerre balcaniche
Non vogliamo rimanere a guardare indifferenti! In questo momento storico non possiamo fare quello che abbiamo sempre fatto e che sarebbe giusto fare, cioè raggiungere queste persone e dare loro un aiuto ad uscire da questa drammatica situazione.
Per queste ragioni in questi giorni abbiamo deciso di aderire con le nostre reti mutualistiche, attraverso il Guardaroba Solidale Madiba e alcune educatrici del territorio, all’iniziativa promossa da Adl Cobas e alla Campagna Lesvos calling di Padova per una raccolta straordinaria di beni per non essere complici di questa ennesima tragedia umanitaria due azioni: solidarietà concreta alle realtà solidali come No Name Kitchen che operano da anni sul campo, insieme ad una denuncia decisa delle ipocrite politiche migratorie europee, come il nuovo patto dell’immigrazione.
La risposta in un giorno avuta attraverso l’attivazione dei contatti della rete territoriale, ha permesso già di raccogliere tantissimo materiale che consegneremo entro sabato 23 Gennaio a Padova .
Per questo ringraziamo in particolare modo Campo Lavoro missionario,Circolando Rimini e Barbara Rsa Coop Cad per ADL Cobas Emilia Romagna che sta coordinando la raccolta.
*Foto Michele Lapini