Dalla campagna #UnaCasaPerTutti al percorso di lotta regionale #Ioccupo, una nuova liberazione di spazi abbandonati contro le politiche della Fortezza Europa e i meccanismi di speculazione, per rivendicare reddito, diritti e dignità.
Un nuovo percorso di lotta per la casa si apre oggi a Rimini in continuità con l’esperienza di Casa Madiba Network e lo Sportello per il diritto all’abitare di ADL Cobas. Contro rendita e speculazione, ci riprendiamo la ricchezza che produciamo ogni giorno e un tetto sotto cui vivere, che dedichiamo a due lavoratrici stagionali uccise dal grave sfruttamento lavorativo nel turismo.
L’edificio liberato ex Enel diverrà una casa, ribattezzata Villa Florentina ed Eva, per dieci persone tra famiglie e singoli le quali rappresentano solo una parte di coloro che negli ultimi mesi si sono rivolte allo Sportello per il diritto all’abitare di ADL Cobas trovandosi a vivere una situazione di grave disagio abitativo. Persone caratterizzate da storie e provenienze diverse, tutte residenti sul territorio riminese da tanti anni, che mediante impieghi in settori diversi (dal settore turistico al badantato passando per forme di lavoro autonomo) hanno dato un contributo importante all’economia locale. Sulla loro pelle, come tante e tanti altri, hanno pagato i costi della crisi ma anche i tagli al welfare e la malagestione delle risorse pubbliche, che non permettono di accedere a diritti fondamentali come la casa anche dopo anni di duro lavoro.
Aprendo questa porta non abbiamo rubato niente a nessuno! L’edificio ex Enel è abbandonato e in disuso da oltre un decennio, da quando, persa la funzione di magazzino e rimessa Enel, è stato acquistato da due società, la Plum srl e la Augusto Immobiliare srl, nate con lo scopo di far accrescere i profitti dei propri soci (dal presidente della Coop. Muratori Verucchio al presidente di Uniundustria Rimini, passando per proprietari di agenzie immobiliari e studi di commercialisti) a scapito di un mercato immobiliare riminese sempre più drogato e viziato.
Sono le colate di cemento dell’ultimo ventennio e la speculazione edilizia, con appartamenti che sono spuntati come funghi sul territorio comunale e provinciale, grazie al beneplacito negli anni passati degli amministratori locali, a rendere il mercato degli affitti riminese (che salgono alle stelle e rubano il 70% dei nostri salari) tra i più cari d’Italia. Rimini è la prima Provincia in E.R. e fra le prime in Italia per il consumo del territorio e la cementificazione. Dal 1998 al 2012 sono stati mangiati 800 ettari di terreno agricolo. La situazione legata all’emergenza abitativa, alla lievitazione degli affitti e al tema degli alloggi non utilizzati (15.000 nel territorio riminese) è quindi generata da un lato dalla costruzione, negli anni passati, di nuovi edifici, dall’altro dalla rendita immobiliare e finanziaria. Tutto questo ha un nome: speculazione e guadagni di pochi sulla pelle di tante e tanti.
Riaprire questa porta oggi significa quindi riprendersi parte di quella ricchezza che produciamo e che ci viene ogni giorno rubata. Ma significa anche dire basta alla gestione emergenziale del problema abitativo messa in atto dalla giunta comunale, che sta dimostrando totale disinteresse e incapacità nel fornire risposte concrete alle migliaia di persone che stanno vivendo il dramma del disagio abitativo. Non è con il pagamento del residence (= sperpero di denaro pubblico) per alcuni mesi o parcheggiando le famiglie in difficoltà nell’Albergo sociale che si risolve il problema della casa. Questo l’abbiamo ribadito più e più volte agli amministratori locali, ai quali abbiamo portato anche proposte attuabili. Revisione immediata dei requisiti di accesso per gli alloggi Erp (stop alla concessione di alloggi popolari a chi ha redditi annui superiori a 50.000 euro); sospensione temporanea degli sfratti; recupero di strutture sfitte ed abbandonate (alberghi e pensioni, fabbriche, alloggi,..) allo scopo di implementare il patrimonio pubblico di alloggi a canoni ribassati rispetto al prezzo del mercato privato; modifica immediata dei requisiti di accesso ai contributi economici che escludono i poveri (respingimento di chi non è in possesso di ISEE annua superiore ai 15.000 euro).
Alla drammatica mancanza di case popolari si può rispondere in due modi, o dicendo “prima gli italiani”, o affermando “più case per tutti”. La prima soluzione si fonda sulla logica del forte contro il debole e genera una guerra tra senzatetto che favorisce gli speculatori, le clientele e i palazzinari. La seconda soluzione si fonda sulla logica della cooperazione tra i deboli contro il forte e apre uno scontro tra “senzatetto – sfrattati” e “palazzinari”, un conflitto verticale tra il basso e l’alto della società, tra sfruttati e sfruttatori.
“Non servono parole, giustificazioni o scuse, servono spazi, servono case. E la beffa che rende più doloroso il danno è che le case ci stanno” (La mia casa – Picciotto)
Casa, reddito, dignità per tutte e tutti!
Campagna #UnaCasaPerTutti – Casa Madiba Network – Sportello per il diritto all’abitare ADL Cobas