In questi giorni abbiamo ascoltato Istituzioni e Associazioni di categoria degli albergatori parlare di solidarietà – gli stessi che da due anni – con la scusa della pandemia e della ripresa del turismo – hanno spinto per cacciare richiedenti asilo di pelle nera dalla zona mare.Allo stesso modo le Istituzioni del territorio si sono allarmate e preoccupate per trovare un piano e una soluzione per le persone provenienti dall’Ucraina, per quelle persone che costituiscono oggi il gruppo dei cosiddetti profughi veri.Il diritto internazionale definisce come profughə tuttə coloro che sono costrettə ad abbandonare la propria residenza a causa di eventi bellici, persecuzioni politiche o razziali e cataclismi naturali.
Esistono però evidentemente guerre e violenze che non vengono riconosciute dall’Europa bianca, la quale di fatto opera una classificazione delle vite umane, la cui importanza varia a seconda soprattutto del colore della pelle.
Questo è quello che sta avvenendo al confine tra Ucraina e Polonia, dove si selezionano i profughə lasciando indietro coloro che non vengono ritenutə idoneə. Il lasciapassare è sempre quello: la pelle bianca.
Questo spiegherebbe anche perché oggi, sul nostro territorio, si trovano in condizione di homelessness persone provenienti da Afghanistan e Pakistan, luoghi di guerra e occupati da gruppi terroristici Talebani. Persone che hanno attraversato la Balkan Route e che ne portano addosso i segni, visibili e invisibili. Persone che avrebbero diritto a presentare immediatamente la richiesta di protezione internazionale ma che, con una prassi illegittima ed arbitraria, l’Ufficio Immigrazione della Questura di Rimini rimpalla di settimana in settimana, impedendo di formalizzare la richiesta
in tempi rapidi.L’accesso alla domanda di protezione internazionale, infatti, non dovrebbe essere soggetta ad alcuna forma di discriminazione rispetto alla nazionalità del richiedente, o al paese di transito da cui proviene.
Questo principio viene però oggi di fatto sistematicamente violato dall’Ufficio Immigrazione: il ritardo nella formalizzazione impedisce alle persone di entrare nei centri di accoglienza straordinaria prolungando la condizione di homelessness e aggravando così le già precarie condizioni di salute psicofisica delle persone.
Queste persone, vittime di violenza e torture, si trovano di fatto in strada da mesi mentre i centri di accoglienza straordinaria sul territorio hanno posti a disposizione.I principi di solidarietà e uguaglianza non possono manifestarsi solo quando i profughə assomigliano a noi o secondo un criterio di vicinanza geografica. Tutte le persone devono avere diritto a richiedere asilo nel nostro paese, comprese le vittime della “guerra umanitaria” della NATO e del confine spinato della Balkan Route.
È fondamentale decostruire linguaggi e pratiche discriminanti e di mantenimento di un sistema di potere nonché, per individuare gli strumenti e le strategie adatti per abbattere le numerosissime forme di razzismo istituzionale e non che pervadono la nostra società e che sono alla base dei nazionalismi e dei sentimenti di odio.
Per questo Martedì 8 marzo alle ore 11.30, operatrici e operatori sociali dell’accoglienza e dei servizi per la grave marginalità adulta, richiedenti asilo, solidali promuoveranno un presidio pubblico presso l’Ufficio Immigrazione della Questura di Rimini.
Nessun confine e filo spinato ai diritti! Ne con Putin Ne con la Nato! Noi stiamo con i popoli e le persone in fuga. STOP THE WAR! END WHITE SUPREMACY!
Casa Madiba – Adl Cobas