Un lavoratore su due irregolare, uno su tre completamente in nero, la “normalità” del lavoro in Romagna
Al via una campagna per l’emersione del Lavoro Gravemente Sfruttato nelle città di Rimini, Cesena. Forlì
Oggi si è svolta una conferenza stampa promossa da Adl cobas Rimini di aggiornamento sul lavoro di inchiesta che stiamo portando avanti attraverso colloqui e interviste della Campagna per l’emersione delle forme di Lavoro Gravemente Sfruttato, con noi una lavoratrice di un hotel, un lavoratore dell’edilizia che ha lavorato in nero per due mesi e non è stato pagato, insieme alla restituzione dei colloqui di un delegato che sta collaborando con l’inchiesta partita a luglio.
La narrazione mainstrem ci ha mostrato una fotografia della situazione del lavoro nel turismo e non solo comunque nulla di nuovo rispetto alle passate stagioni. Dai controlli della GdF su diverse imprese della Provincia dove sono state riscontrate numerose irregolarità e la metà dei lavoratori impiegati vittime di lavoro nero o del cosiddetto grigio, quelli della polizia locale e Ausl sulla questione igienico sanitaria e dei permessi, dove sono state riscontrate numerose irregolarità che hanno portato a multe e chiusure degli esercizi, fino alla vicenda della cuoca picchiata dall’albergatore e non ultimo quella del cuoco che licenziato da un hotel ha cercato due volte di suicidarsi, perché quando sei povero e senza casa non c’è solo il salario da difendere ma anche l’alloggio e il posto letto presso la struttura dove lavori.
Ma un fatto nuovo è accaduto, il 6 agosto scorso più di 500 persone sono scese in strada con la Marcia “Dalle radici alle stelle”, una marcia e uno spazio comune costruito in rete con tante realtà sociali, sindacali, associative, autorganizzate in memoria dei tre richiedenti asilo accolti a Rimini, morti lo scorso anno nell’ennesima strage dei braccianti nel Foggiano. Stragi che continuano senza sosta alcuna anche in questa stagione estiva. Centinaia di persone che sono scese in strada per non dimenticare Bafode Ebere e Romanus ma anche per chiedere alle autorità locali competenti e all’Amministrazione comunale risposte forti e chiare per contrastare le forme di lavoro paraschiavistico nel turismo e non solo (edilizia, agricoltura, logistica ecc).
Oramai da anni come ADL Cobas denunciamo questa situazione sempre più insostenibile che vede lavoratori e lavoratrici di tutte le categorie e tutte le provenienze costretti ad accettare condizioni di lavoro indegne proposte da titolari di aziende che attraverso il ricatto della povertà o del rinnovo o conversione del permesso di soggiorno costringono queste persone a subire forme di sfruttamento, isolamento sociale, umiliazioni, in una pratica diffusa di organizzazione del lavoro e reclutamento della manodopera.
Persone che lavorano per 12/13 ore al giorno per una paga “forfettaria” di 1.000, 1.200 euro (quando va bene), assunte part time o completamente in nero, o attraverso finti tirocini formativi, con mansioni che nella quasi totalità delle volte non rispettano e non rispecchiano quelle che poi sono realmente le richieste padronali che a tutti gli effetti schiavizzano le lavoratrici e i lavoratori.
In più come dimostrato dal lavoro di inchiesta che coinvolge alcuni rifugiati del territorio, sempre più persone hanno iniziato a rivolgersi a noi per denunciare l’espansione di un’altra condizione di “normalità” che negli ultimi anni ha preso piede, quella dei falsi tirocini. Ragazze e ragazzi (sempre più spesso migranti e richiedenti asilo) che per 450 euro al mese svolgono mansioni lavorative a tutti gli effetti e nelle stesse condizioni di grave sfruttamento che ritroviamo ovunque, senza nessuna formazione, tutoraggio o controllo dell’ente di formazione promotore dei patti di tirocinio; giovani che vengono “formati” alla schiavitù. Ci auspichiamo che il monitoraggio e i controlli proseguano, e soprattutto le vertenze e le denunce pubbliche anche fuori queste strutture e aziende di lavoro. Ricordiamo a tutte le lavoratrici e i lavoratori che sono costretti allo sfruttamento che a questo si può e si deve reagire, facendo rispettare i propri diritti e la propria dignità e che non sono soli/e.
Ricordiamo a tutte e tutti che come ADL Cobas Rimini attraverso lo Sportello Diritti per tutti è attivo il numero telefonico 349 9745299 tramite il quale contattarci per denunciare le condizioni di sfruttamento alle quali si è costretti e che quest’anno la Campagna per l’emersione si allarga anche ad altri territori, grazie al ciclo di formazione iniziato a Giugno, che ha coinvolto attivisti e attiviste di realtà sociali e antirazziste anche di altre città della Romagna.
Per Forlì è possibile contattare l’associazione Forlì città aperta al numero 351 2486655
Per Cesena la realtà di Romagna migrante al numero 351 2748283
Per Rimini Sportello diritti per tutti 349 9745299.
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