Questa mattina abbiamo promosso un Presidio pubblico, insieme alle operatrici sociali autorganizzate con ADL Cobas provenienti da vari servizi territoriali (Cas, bassa soglia, Progetti Fami), e ai profughi provenienti dall’Afganistan e dal Pakistan che da gennaio 2022 vivono in strada nella nostra città, perché di fatto gli viene impedita la possibilità di formalizzare la richiesta di protezione internazionale e l’ingresso nel circuito dell’accoglienza territoriale (Cas) gestito direttamente dalla Prefettura.
Queste persone, vittime di violenza e torture, nei loro Paesi di origine e lungo la rotta che hanno attraversato per arrivare in Europa, si trovano di fatto in strada da mesi mentre i centri di accoglienza straordinaria sul territorio avevano posti a disposizione, ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Sono persone censite sul territorio dall’inizio di gennaio 2022 sia dall’Ufficio Immigrazione della Questura sia dai servizi del territorio, unità di strada, punti di ascolto.
Per questo dopo il presidio dell’8 marzo davanti all’ufficio immigrazione della Questura, stamattina operatrici sociali dell’accoglienza e dei servizi per la grave marginalità adulta, richiedenti asilo, hanno promosso un presidio pubblico davanti alla Prefettura e richiesto ed ottenuto un incontro con la vicaria incaricata al fine di trovare soluzioni immediate per tutte le persone richiedenti asilo, in fuga dai territori controllati dai Talebani, che continuano da gennaio ad essere invisibili agli occhi dei più e soprattutto agli occhi di chi siede nel Palazzo del Governo.
Purtroppo l’incontro non ha dato gli esiti sperati, sembrerebbe non ci siano posti disponibili nei Cas territoriali, e che l’unica soluzione possibile sarebbe una segnalazione al sistema SAI, che significherebbe, per le quindici persone che si trovano in questa situazione, un prolungamento della condizione di homelessness e nessuna possibilità di presentare l’istanza di protezione internazionale.
Non si trovino scuse, non si creino ulteriori gerarchie razzializate per l’accesso all’accoglienza, per l’esercizio di un diritto fondamentale coem quello di chiedere asilo. I principi di solidarietà e uguaglianza non possono manifestarsi solo quando i profughə assomigliano a noi o secondo un criterio di vicinanza geografica.
Per questo abbiamo comunque richiesto che sia fatta al più presto una ricognizione fra i vari Cas per verificare se ci sono posti liberi, al fine di garantire al più presto l’inserimento delle persone censite e la risoluzione di una situazione che legittima il razzismo verso le persone non bianche.
Ribadiamo ancora una volta come tutte le persone devono avere diritto a richiedere asilo nel nostro paese, comprese le vittime della “guerra umanitaria” della NATO e del confine spinato della Balkan Route.
È fondamentale, oggi più che mai, decostruire linguaggi e pratiche discriminanti e di mantenimento di un sistema di potere nonché, per individuare gli strumenti e le strategie adatti per abbattere le numerosissime forme di razzismo istituzionale e non che pervadono la nostra società e che sono alla base dei nazionalismi e dei sentimenti di odio.
Se entro breve non avremo risposte circostanziate e soluzioni, ritorneremo a presidiare il Palazzo del Governo.
Non esistono guerre di A e guerre di serie B. Accoglienza e abitare degno per tuttə!
foto Gazelle Tari