Quello che è avvenuto ieri con la marcia per i diritti degli esseri umani contro il lavoro Gravemente Sfruttato non può essere descritto a parole. Quando nonostante il caldo afoso hai i brividi alla pelle, quando ti sale una nodo alla gola sentendo il ricordo degli amici che non ci sono più, quando sempre più evidente è la consapevolezza dell’importanza e necessità della ricomposizione dei tanti percorsi di lotta e dell’intersezionalità quale strumento indispensabile per leggere e sovvertire le condizioni e i dispositivi di sfruttamento che si esprimono attraverso il genere, la provenienza geografica, la classe, davanti al nulla che avanza, siamo tutti e tutte più forti.
Più di cinquecento persone ieri hanno dato corpo ad uno spazio collettivo non privo di contraddizioni, ma chiaro negli obiettivi, nei linguaggi, nel modo di costruire quel futuro possibile e la processualità che ci ha portato a credere e costruire questo spazio comune “Dalle radici alle stelle”. Che significa ripensare dalla base questo modello di produzione e sviluppo per tutti gli esseri viventi di questo Pianeta, che tenga conto dei bisogni di tutt* invertendo un processo che oggi più che mai mostra i suoi effetti feroci: si muore di lavoro e schiavitù, si muore di disastri ambientali e climatici, si muore di disumanità e delle pulsioni più odiose (razzismo, sessismo, xenofobia, nazionalismo). Ma anche ripensare le nostre relazioni, il come costruiamo questo spazio comune non rinunciando alle nostre differenze e molteplici pratiche, mettendoci in discussione e aprendo una dialettica vera lavorando su piani e livelli differenti sui quali siamo impegnati e impegnate.
Nel racconto di Alagie (uno dei due sopravvissuti alla strage del 6 agosto 2018 a Foggia) scopriamo oggi più che mai quale è la posta in gioco, la vita e la dignità umana. Quando per andare a lavorare come per fuggire dal tuo paese sei costretto ad affidarti ai viaggi della morte, quando il tuo lavoro viene pagato non in base ad un contratto ma a cottimo, quando per guadagnare 3,50 € devi riempire un cassone di quintali di pomodori, quando devi fare km per raggiungere un pozzo d’acqua per bere e lavarti, quando non hai una casa e vivi in una baracca con il tetto in lamiera senza luce e acqua corrente, quando vieni caricato alle 4 di mattina dal caporale su un furgone che può portare solo sette persone e invece ne salgono 14 e ti risvegli su una barella e scopri che tutti i tuoi fratelli sono morti.
Ma la vita nonostante tutto è più forte ancora, perché non puoi che ricordare quello che questo sistema iniquo, nocivo, disumano ti ha portato via, quei pochi momenti felici trascorsi insieme ai tuoi fratelli con cui condividevi tutto. Che sono quei ricordi che ti aprono gli occhi e ti danno la forza di reagire, di raccontare, di essere motore del cambiamento.
Perché la memoria è tutto e dimenticare non si può. “Erano i miei fratelli. Erano i miei amici. Mangiavamo insieme, dormivamo insieme, la domenica, quando non andavamo al lavoro, stavamo seduti insieme a bere l’ataya. Io non posso dimenticare. Non voglio”.
Questo ci ha portato via il neoliberismo, i padroni. Hanno ucciso i nostri fratelli. Ma quello che rimane è più forte di tutto, dell’odio contro gli oppressi e le oppresse, della violenza che subiamo tutti i giorni. Ed è qualcosa che non possono portarci via. E ieri le storie e la vita di Bafode, Ebere, Romanus si sono legate a quella di migliaia di lavoratrici e lavoratrici stagionali sfruttati negli hotel e nei ristoranti della Costa Romagnola e a quella di un altro giovane ragazzo, Miles, che si è gettato dalla ruota panoramica, attrazione turistica della città, qualche giorno fa. Quella ruota non si è mai fermata nemmeno per un’ora. La città non si è fermata a riflettere di fronte a questa morte. Com’è possibile? Per noi le persone vengono prima dei profitti! Questo abbiamo voluto ribadire ieri, nel cuore della città turistica e della turifisticazione in piena Marina centro, alla marcia promossa da “Dalle radici alle stelle” senza sconti per nessuno e nemmeno per noi.
La strada da fare è tanta, continuiamola insieme. Grazie a Tutt*
Ciao Bafode Ebere Romanus Miles
Le nostre idee, i nostri sorrisi non moriranno mai!
Video racconto della Marcia
Album fotografico a cura di Melissa Cecchini ph.
Rassegna stampa:
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Tutti i contributi letti durante la Marcia sono leggibili sulla pagina FB “Dalle Radici alle Stelle”