Lunedì 3 Agosto 2015
@Villino Ricci Occupato
(Via Ceccarelli, 14 – Rimini)
Ore 19.00:
> Aperitivo #SeminiamoIndipendenza
Ore 20.30:
> Assemblea Pubblica: l’IKEA dell’elettronica e l’Austerity proibizionista uccidono
N.B.: Al dibattito sono stati invitati operatori, politici, associazioni per portare il loro contributo sul tema. A breve pubblicheremo le info specifiche su chi parteciperà.
L’IKEA dell’elettronica e l’austerity proibizionista uccidono.
La morte del giovane sedicenne al Cocoricò è stato un evento drammatico che ci ha molto interrogato.
Ad essa è seguita una narrazione mainstrem sulla stampa sia nazionale che locale, tossica, fuorviante, ricca di inesattezze formali sulle reali cause che hanno portato al decesso di Lamberto e a cercare un capro espiatorio, il solito nemico pubblico e mostro da sbattere in prima pagina, individuato nell’amico diciannovenne che ha ceduto la sostanza, definito come un pericoloso pusher.
Lamberto e il pericoloso pusher frequentavano lo stesso liceo a Città di Castello.
Due vite spezzate, vittime entrambe da un lato dell’austerity proibizionista che ha cancellato in un decennio le politiche di riduzione del danno per concentrarsi sulla prevenzione primaria (siccome l’uso delle sostanze è vietato dalla legge, allora non deve succedere e quindi la prevenzione primaria si deve limitare a prevenire il contatto con la droga e a reprimere il fenomeno); dall’altro vittime delle logiche che soggiacciono ad un modello di divertimento che abbiamo volutamente definito “l’IKEA dell’elettronica”, dove il turista che viene in Riviera esclusivamente per il divertimentimento e i grandi eventi estivi (Notte Rosa e Molo Street Parade) è parte integrante del sistema di produzione territoriale, che lega i modelli di produzione (lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici stagionali, l’illegalità diffusa nell’organizzazione dei servizi turistici) a quelli del consumo.
I turisti sono consumatori a tutti gli effetti e in qualche modo anche loro, come i lavoratori e le lavoratrici stagionali, sono ridotti a mera merce. Per loro non c’è nessuno Stato Sociale, o servizi ad hoc.
La chiusura dei locali dopo questi fatti è una soluzione?
L’aumento dei controlli e degli apparati repressivi dispiegati ad esempio negli ultimi due week-end in Riviera, dopo i tragici fatti, può salvare vite umane? Può limitare i rischi che accadano ulteriori episodi simili?
Noi crediamo di no, se Lamberto e l’amico “Pusher” avessero avuto le corrette informazioni, due vite sarebbero state salvate. A uccidere il ragazzo, dunque, potrebbe non essere stata solo l’ecstasy in sé, ma come la sostanza è stata assunta: nella totale mancanza di un’informazione completa sulle quantità, sui rischi, sugli effetti.
Ecco perché la domanda corretta da porsi non è “chi è il pusher”, ma se “c’era acqua in discoteca”, se “c’erano degli operatori per informare su questi rischi”, se “c’era qualcuno che tenesse d’occhio la pista e portasse acqua a chi ballava da troppo tempo o dava segni di scompenso”.
Per queste ragioni proponiamo una discussione pubblica e partecipata che non si limiti a parlare della necessità di un generico antiproibizionismo tout court, ma che si sforzi di collocare questo evento drammatico dentro il quadro di cristallizzazione della crisi economica e alla conseguente implementazione delle politiche di austerity che hanno portato allo smantellamento dello Stato Sociale e dei servizi sociosanitari.
Crisi e neoliberismo che sul tema delle dipendenze e del consumo di sostanza hanno favorito ulteriormente, dopo un decennio di Fini/Giovanardi, politiche proibizioniste che non attaccano minimamente il narcotraffico e i ricchi profitti di questa filiera della produzione illegale e smercio di sostanze sempre peggiori per qualità e taglio.
Nonostante ciò finalmente è stata depositata in Parlamento una proposta di legge per depenalizzare il consumo di cannabis sia per uso medico che ricreativo.
Allora le domande da porsi per costruire una riflessione collettiva potrebbero essere:
- Quali forme mutualistiche sviluppare dopo il fallimento del proibizionismo e la cancellazione dello Stato Sociale e quindi della riduzione del danno?
- Come aprire un dibattito aperto, pubblico e partecipato a partire dalla proposta di legge sulla cannabis?
- Come costruire campagne sociali e coalizioni di scopo intorno a questi temi, in grado di riportare in auge il tema della prevenzione a 360°, in particolare di quella terziaria, vale a dire prevenire che un consumatore occasionale ne riceva un danno e sviluppi una dipendenza?
- Come ridare centralità al lavoro degli operatori del settore anche nell’individuazione di buone pratiche di riduzione del danno sperimentate già in alcuni paesi europei e molto efficaci per evitare tragedie come queste?
- Come rispondere ad un dibattito mainstream che parla di cani antidroga, militarizzazione degli spazi di aggregazione in riviera, trasformazione delle città in grandi prigioni a cielo aperto, sperimentazione di nuove pratiche repressive che potrebbe poi diventare modello diffuso di intervento anche altrove senza peraltro incidere minimamente sulle cause e sui rischi connessi all’uso di sostanze?
Vi aspettiamo!