La pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare.
Ancora una volta bombe, vittime, una strage prima che iniziasse la marcia organizzata dal movimento di opposizione al governo di Erdogan per chiedere una tregua e le riprese del processo di pace col PKK.
Ad 80 giorni dal terribile attentato durante la conferenza stampa dei giovani socialisti turchi al centro culturale Amara di Suruç, nel quale persero la vita 33 ragazze e ragazzi, la spirale di violenza innescata dagli attacchi di Erdogan e dell’AKP contro il popolo curdo e i solidali alla causa curda non si ferma.
Questa mattina una duplice esplosione durante la manifestazione pacifista ad Ankara ha ucciso almeno 86 persone e ne ha ferite più di 120.
Tutte quelle persone erano scese in piazza armate di slogan e bandiere, per chiedere al governo turco di cessare la violenza, di riprendere il processo di pace bruscamente interrotto dopo l’attentato del 20 luglio a Suruç.
La manifestazione, organizzata dalla sinistra turca, dal partito filocurdo HDP e dagli ordini degli ingegneri, degli architetti e dei medici, aveva portato in piazza migliaia di persone, stava partendo dalla stazione centrale di Ankara, per snodarsi nelle strade della capitale turca.
Due forti esplosioni hanno interrotto i cori e i canti di pace dei manifestanti, squarciando il cielo con due palle di fuoco.
Ancora una volta il messaggio è chiaro. Il doppio attacco alla pace e alla democrazia è solo l’ultimo dei tanti attacchi ai sostenitori della causa curda, a chi chiede la fine dei conflitti, a chi chiede la ripresa del processo di pace, a chi chiede il riconoscimento dell’identità del popolo curdo.
Come a Diyarbakır, come a Suruç e in altre città turche, la risposta a chi chiede a gran voce diritti e democrazia, ad un popolo che dimostra ogni giorno di essere molto più umano e democratico di chi lo governa, continua ad essere la violenza, le aggressioni e gli attentati.
La linea politica di Erdogan e dell’AKP è più che mai chiara: “eliminare” il dissenso per tornare a governare con la maggioranza assoluta.
Non possiamo restare a guardare in silenzio questi massacri, non possiamo restare a guardare immobili mentre la democrazia viene attaccata al cuore e viene messa in serio pericolo in vista delle elezioni in Turchia del primo Novembre.
La nostra piena e totale solidarietà e vicinanza
A tutti coloro che oggi ad Ankara sono scesi in piazza a manifestare
A tutti coloro che oggi ad Ankara hanno scelto di gridare forte il loro NO alla guerra messa in campo dall’AKP
A tutti coloro che oggi ad Ankara hanno perso la vita per sostenere la pace in Turchia.
Libertà e Democrazia nel Medio Oriente!
Pace in Kurdistan!
Casa Madiba Network – Ass. No Border