«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».
Car* Madibers questa è una COMUNICAZIONE MOLTO IMPORTANTE.
L’immagine di questo articolo è stata scattata il 23 maggio 2015 durante la Madiba Street Parade in risposta al vergognoso sequestro di Casa Madiba e allo sgombero di Villa Flo ed Eva.
In quella giornata – che Questura e Procura volevano già scritta, visto l’enorme dispiegamento di polizia e la presenza anche di un’elicottero – la coalizione sociale che si è generata in risposta ad un’azione repressiva e all’attacco ad un’esperienza autorganizzata e di mutualismo nella crisi, com’è stata ed è Casa Madiba, ha saputo rispondere in maniera intelligente, istituente e capace di rompere i rapporti di forza, liberando un villino comunale abbandonato, il Villino Ricci. Oggi in questo stabile vivono 17 persone, non senza difficoltà, fra cui tre nuclei famigliari, anziani e i sopravvissuti del Mediterraneo. Si tratta di sfrattati, persone anziane, rifugiati, disoccupati e lavoratori/trici stagionali.
Circa due settimane fa presso la casa di 6 attivisti ed attiviste di Casa Madiba, si sono presentati alcuni agenti in borghese del nucleo ambientale (corpo speciale della PM) per notificare la convocazione presso il Comando della PM per “comunicazioni urgenti riguardanti il Villino Ricci”. Dopo un primo rinvio, oggi i/le 6 attivist* si sono recati presso il comando di via della Gazzella per incontrare, Carla Tavella, ispettore capo del nucleo ambientale, la quale gli comunicava che entro il 30 settembre gli abitanti del Villino Ricci devono liberare l’immobile perché non erano questi gli accordi presi con l’amministrazione Comunale (peraltro non si sa a quali accordi si faccia riferimento), aggiungendo che è in via di ultimazione l’iter dell’istruttoria di assegnazione degli spazi di via Dario Campana, per cui o si rilascia il villino o “ciao ciao” via Dario Campana… almeno chi era presente l’ha letta così, come una minaccia!
Il GIP del Tribunale di Rimini, Sonia Pasini, il 2 luglio rigettava il sequestro del Villino, richiesto dal Comune di Rimini e dalla Procura della Repubblica, adducendo che siccome il 23 maggio 2015 durante il corteo e l’occupazione dello stabile si è svolta una lunga trattativa fra attivist*, Questura e Comune durata diverse ore, alla fine della quale fu proprio l’Assessore Sadegholvaad (dopo diverse telefonate con un’attivista di Casa Madiba Network e il consigliere comunale Fabio Pazzaglia) a chiedere al Questure di allontanare l’ingente plotone di celerini e blindati; e siccome siamo ancora in attesa dell’apertura di tavolo sull’emergenza abitativa in città che non è stato più convocato, nonostante le promesse, è politicamente che va affrontata la situazione e non con la solita azione repressiva di sequestro e sgombero che scarica la politica dalle sue effettive responsabilità facendo decidere ad un giudice il da farsi. Ovvero se e quando rimettere in strada 17 persone.
Questo è confermato anche dalla modalità con cui è stata data la comunicazione: attivisti/e convocati/e al comando della PM dal nucleo speciale ambientale attraverso una notifica recapitata presso le abitazioni private degli/delle stessi/e non la convocazione di un incontro presso l’Assessorato alle Politiche Sociali per iniziare a definire un percorso possibile di riutilizzo e rigenerazione degli immobili sfitti abbandonati sia pubblici che privati (l’ex Enel è ancora lì in totale abbandono) da destinare all’emergenza abitativa con progettualità partecipate che coinvolgono gli abitanti dei vari quartieri oltre che definire un percorso istituente e innovativo per risolvere il cosiddetto “fumus” del Villino.
Se questa è la Giunta che vuole ripresentarsi alle elezioni amministrative del 2016 c’è poco da star sereni, di politica ne fanno poca, solo autoritarismo, spot pubblicitari e lavate di mani.
Qui la città cambia anzi deve cambiare davvero.
Al Villino Ricci si commette un’illegalità perché la casa è occupata, ma al Villino Ricci si commette un’illegalità perché 17 PERSONE vivevano in strada o sono state sfrattate, 17 persone a cui le istituzioni non hanno saputo dare risposte concrete, responsabili, di dignità ma la gente comune, altri poveri, precari e disoccupati invece si. Attivando uno sportello per l’emergenza abitativa, mappando gli immobili abbandonati, segnalandoli alle istituzioni, cercando di accelerare il passo sul riutilizzo degli stessi, di convocare un tavolo per l’emergenza abitativa in città, tutte cose che avrebbero fatto chi fa politica e non chi manda la polizia o chiede ad un giudice di prendersi la responsabilità di buttare o meno in strada quelle 17 persone, con un ignobile sequestro.
Il villino Ricci è stato occupato dalla coalizione sociale che a Rimini si è generata intorno all’esperienza di Casa Madiba Network, alla rabbia degna di chi ha tentato di recapitare un materasso al Sindaco di Rimini con un Comune blindato di celere, a tutti e tutte coloro che ogni giorno a modo loro cercano di “riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
#InMadibaStyle #UnaCasaPerTutti #RigenerazioneUrbana
Casa Madiba Network – Gli abitanti del Villino Ricci