Dal 2013 tra via dario campana e via de warthema si è generata un’area urbana dove si sperimenta un welfare inclusivo, pratiche di solidarietà e mutualismo improntate sull’empowerment individuale e di gruppo, tirocini formativi e percorsi di inclusione per persone con diverse abilità e con problematiche di salute mentale, accoglienza e coabitazione tra homeless di ogni nazionalità, una mostra/mercato dei produttori indipendenti del territorio (mercato che propone il rispetto della biodiversità e un diverso rapporto con il modo di consumare e di produrre), una palestra autogestita da gruppi eterogenei di giovani migranti creata con le loro mani, uno spazio di solidarietà e sostegno per il diritto alla salute per tutt3 e in particolare per giovani, persone Lgbtqia+, sex workers, uno spazio di contrasto allo sfruttamento lavorativo, un percorso di urbanistica partecipata che ha coinvolto un gruppo di residenti, le associazioni presenti nel territorio e dal quale era scaturito il primo Communty lab della città.
Communty Lab. che aveva ricevuto il pieno sostegno e appoggio dalla precedente giunta e in particolare dell’allora Assessora al sociale, Gloria Lisi, con la quale nonostante i conflitti si era trovato un metodo di progettazione e confronto che teneva conto anche del pensiero critico e divergente che abbiamo sempre cercato di portare nelle reti con gli altri ETS, con il Comune e le sue funzionarie, con gli altri servizi sociosanitari, consapevoli che contesti e fenomeni sociali quali l’incremento delle povertà e delle disuguaglianze che incontriamo non siano riducibili a problematiche individuali e quindi a singole responsabilità, ma parte e prodotti di un sistema economico e sociale che continua a produrre il circolo vizioso della marginalità così come della precarietà e dello sfruttamento, anziché rimuovere le cause che li hanno prodotti.
Ora il Comune, con la scusa dei fondi del Pnrr dedicati alla Missione 5 che prevede la possibilità di realizzare centri servizi a bassa soglia che erogano servizi di base alle persone in condizione di homelessness, senza dare risposte di tipo abitativo, vuole cancellare con un colpo di spugna questa esperienza.
Un’esperienza generativa di nuovo welfare nata da lotte e occupazioni che si ponevano l’obiettivo di sovvertire proprio il modello della bassa soglia.
Un’esperienza di autorganizzazione indipendente e autonoma che produce un pensiero critico e pratiche di urbanistica partecipata, che si sono perfettamente integrate in questo quartiere perché frutto di un lavoro continuo di inchiesta, progettazione partecipata, inclusione e ascolto di tutte le soggettività presenti nell’area urbana (vicinato, homeless, giovani, lavoratori e lavoratrici del quartiere, il centro anziani, ecc ecc).
Pratiche che cercano di mettere al centro la cura e l’interdipendenza, il tema della città cura che ha al centro e non ai margini le persone rese più vulnerabili e invisibilizzate da un sistema che lungo la linea della classe, del genere e del colore ridefinisce di giorno in giorno le gerarchie sociali.
L’attuale giunta, secondo il nuovo assetto,dovrebbe essere più a “sinistra” della precedente, con la componente di quella che dovrebbe essere la nuova leader della sinistra stampella del Pd. A noi pare invece sempre più evidente che questa giunta sia più conservatrice, astiosa e reazionaria della precedente, che esprima una profonda incapacità di fare politica e di gestire sempre più la città come un’impresa, e noi siamo un errore di sistema, diamo troppo fastidio e andiamo messi al nostro posto e a tacere. Be di questa “sinistra” nel palazzo non si è sentita ancora voce.
ROMPERE CON IL CIRCOLO VIZIOSO DELLA MARGINALITÀ,UNA CASA PER TUTTƏ