Ieri notte l’Europa è stata colpita al cuore. A Parigi, durante la partita amichevole Francia – Germania tre esplosioni hanno scosso lo stadio, udite persino in televisione, subito dopo in diversi punti della città diversi attacchi al grido “Allah è grande” hanno fatto almeno 127 vittime ed oltre 200 feriti.
L’Isis ha celebrato gli attentati via Twitter: “Parigi in fiamme!”, scrivono. Oggi è arrivata anche la rivendicazione ufficiale.
L’Europa oggi si sveglia con occhi diversi. Occhi rigati dalle lacrime di dolore, infiammati dalla rabbia per quanto successo, accesi dalla determinazione di chi non vuole permettere un’altra strage, non vuole vivere un’altra notte di terrore.
A tutte le vittime e ai feriti, ai loro famigliari, a chi si è trovato bersaglio innocente di una follia reazionaria, va la nostra piena e sentita solidarietà e vicinanza.
Ma la violenza portata nel cuore dell’Occidente per instaurare nuovi fascismi e barbarie porta con se lo strascico di chi non si fa scrupoli a strumentalizzare la follia, di chi si lascia prendere da troppo facili commenti, dettati, forse, più dalla rabbia del momento, che dal cuore.
ISIS non significa Islam
A tutti coloro che hanno scritto frasi razziste, frasi di odio, frasi di incitamento a una repressione totale nei confronti di chi è arrivato in Europa dal medio oriente in guerra, ci sentiamo di chiedere di mettersi una mano sul cuore, di rispettare il dolore del momento, e di ricordare che l’ISIS non è l’Islam. Che gli estremisti non sono il simbolo di una religione e l’attentato di ieri notte non può e non deve diventare la scintilla che fa accendere in noi beceri sentimenti nazionalisti e xenofobi.
Le migliaia e migliaia di persone in fuga dalla Siria e da tutto il medio oriente non sono terroristi. Sono esseri umani, sono persone come noi, che, come farebbe chiunque di noi, scappano da una terra dilaniata da chi usa la scusa della religione per attuare una politica di terrore e odio, da chi si nasconde dietro un testo sacro per perpetrare violenze disumane e imperdonabili, che di sacro non hanno niente.
Non cadiamo nella provocazione, non rispondiamo all’odio con l’odio, non cediamo alla paura.
Quanto successo a Parigi non deve diventare la scusa per scatenare l’ennesima guerra.
Gli attentati di Ankara e Parigi rappresentano gli ultimi atti di una politica del terrore dell’ISIS, attuati anche grazie alla complicità dei governi europei con la Turchia di Erdogan. Oggi più che mai la lotta del popolo curdo (che proprio ieri ha liberato Sinjar, città chiave per lo stato islamico) dovrebbe far riflettere tutti coloro che, nel nome degli interessi economici e diplomatici, hanno appoggiato il governo turco nel genocidio di un popolo che non combatte solo per la propria libertà e dignità, ma combatte faccia a faccia, ogni giorno, per la pace, per la libertà e la dignità dell’umanità intera.
Ora più che mai l’Europa deve ricercare la via della pace, dell’alternativa a questo modello di sviluppo neoliberista, praticando solidarietà e umanità li dove le barbarie reazionarie vogliono portare guerra, xenofobia, terrore e paura. Non passeranno.
“Chiunque uccida un uomo innocente,
sarà come se avesse ucciso l’umanità intera.”