People Before Profits. Rimini Summer Camp 6-7-8 Agosto 2020
Tre giorni di socialità e iniziative per ricordare Ebere, Bafode e Romanus e le vittime della strage dei braccianti del 6 agosto 2018 a Foggia, per tutte le persone invisibili, per immaginare un futuro libero dallo sfruttamento.
👉🏿 LEGGI IL DOCUMENTO DI LANCIO DELL’INIZIATIVA:
https://bit.ly/2WCp5VI
Venerdì 7 Agosto ore 18.30
Tavola rotonda “People before profits. Per un futuro libero dallo sfruttamento”
con i contributi di:
° Angelica Pesarini – Docente di Sociologia alla New York University di Firenze dove insegna Black Italia, un corso da lei ideato e dedicato all’analisi delle intersezioni di razza, genere e cittadinanza nell’Italia coloniale e postcoloniale. Ha condotto numerosi studi sulla razza e sul genere, e recentemente si è espressa sul peso che questi temi hanno nel discorso politico italiano
° Moriba Traorè – attivista Casa Madiba Network – operatore Help line regionale per la Sanatoria 2020
° Marco Montanari – Ricercatore indipendente
° Rosa Vaglio – Presidente Associazione Diritti a Sud – Rete Fuorimercato rete nazionale presente in tutta Italia con esperienze di autoproduzione, filiera alternativa e commercio solidale.
a seguire presentazione del Libro & Showcase Assalti Frontali feat Colpo di stato poetico, possibilità di cenare con le super pizze bio cotte nel forno a legno autocostruito del progetto della Cucina & Pizzeria sociale IL VARCO Rimini.
Tavola rotonda “People before profits. Per un futuro libero dallo sfruttamento”
La condizione dei e delle braccianti rappresenta una delle tante sfaccettature delle difficili condizioni del mondo del lavoro nell’attuale modello economico. In essa inoltre si intrecciano e operano numerosi elementi che caratterizzano in maniera più estesa la condizione lavorativa contemporanea. Dai campi pugliesi, alla logistica emiliana, dal turismo della Riviera al lavoro nel terzo settore e nelle cooperative sociali, all’economia delle piattaforme, precarietà, assenza di diritti e – molto spesso – povertà sono infatti condizioni che caratterizzano la quotidianità di tantissimi lavoratori e lavoratrici.
Alla base di tutto ciò troviamo dispositivi che alimentano una condizione di subalternità e sfruttamento, meccanismi che stanno alla base della riduzione dei costi del lavoro – appalti e subappalti, caporalato, lavoro nero, discriminazioni di genere, razzismo e ricattabilità legata alla precarietà dei permessi di soggiorno e di vita – ma che allo stesso tempo sono anche perfetti strumenti per marginalizzare e spingere i lavoratori e le lavoratrici in un cono d’ombra che ne maschera l’esistenza e ne smorza la voce. La messa a punto delle condizioni di sfruttamento va dunque di pari passo con la costruzione di invisibilità.
Nemmeno la tragedia collettiva della pandemia di Covid-19 sembra aver scalfito questa dura realtà, anzi ha fatto emergere con ancor maggior chiarezza le disuguaglianze e le discriminazioni che lacerano la nostra società. E l’orizzonte di crisi che si sta delineando rischia di inasprire ulteriormente le pressioni al ribasso su diritti e condizioni di lavoro.
Vogliamo dunque provare ad aprire, a partire un ragionamento che consenta di cogliere i nessi tra le condizioni di esistenza che accomunano – seppur in forme talvolta diverse – territori, soggettività e figure lavorative apparentemente lontane tra loro. Non si tratta di un esercizio intellettuale fine a sé stesso, quanto di un’operazione necessaria al fine di progettare e costruire alleanze, alimentare lotte e resistenze, sperimentare forme di vita e di lavoro libere dallo sfruttamento.