#SOSAdriatico e TrivelleZero Pesaro presentano
Trivellazioni, quali impatti per la Riviera?
Sabato 21 Novembre 2015 ore 16.00
presso la Casa del Pescatore (Via E. Toti, 2 – Cattolica (RN))
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Punto. Siamo all’anno zero, tutto quello che negli anni passati era stato costruito con fatica a custodia del nostro patrimonio ambientale, e che spingeva verso l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili a impatto zero, è semplicemente svanito negli oscuri meandri delle deliranti riforme attuate dal governo Renzi che, con lo “Sblocca Italia” cancella di fatto tutti i passi avanti fatti negli ultimi anni nella ricerca di fonti energetiche alternative. Altro che pannelli solari, impianti eolici, parchi solari, biodiesel, auto elettriche: qua siamo ancora agli anni dell’oro nero, al Far West della cultura, allo spreco totale del progresso energetico.
L’arroganza del governo ha scatenato una vera e propria rivolta ai folli progetti di nuove piattaforme marine estrattive e di decine di nuove trivellazioni in terra, che vanno da Otranto a Venezia, da Vasto a Siracusa, da Brindisi a Rimini; in totale le regioni che vedranno il proprio territorio o il mare perforato sono otto: Emilia Romagna, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Calabria, Sicilia, Veneto e Molise. Non si sentano gli abitanti delle altre regioni in salvo, poiché sono allo studio altre tipologie estrattive che mirano alla produzione di petrolio dalla lavorazione del carbone, anch’esse pericolose per ambiente, flora e fauna, e nel mirino del governo per ora ci sono Toscana e Sardegna.
In ogni regione si sono creati comitati, gruppi, associazioni che, amalgamati dall’avversione alle trivelle e spinti dal M5S, hanno promosso un referendum (ora affiancato da uno analogo ma promosso dal dissidente del PD Civati) dalla parola d’ordine “No Triv”; Greenpeace, invece, promuove una petizione online “TrivAdvisor: Stop Triv”.
Verrebbe da dire: “Ma allora siamo a posto, firmiamo, votiamo e li fermiamo!”.
Sì… il giorno in cui gli elefanti voleranno e Salvini tornerà umano…cioè mai.
Torniamo seri, qualcuno ricorda il referendum sulla privatizzazione dell’acqua, stravinto dal blocco Acqua Bene Comune e completamente ignorato dal burattino Renzi? Non ci fidiamo, non ci siamo mai fidati e mai ci fideremo di questo governo. Nel rispetto delle iniziative intraprese dalle altre migliaia di persone, sentiamo però forte il dovere di creare “altre” forme di lotta, che vedono come obiettivo principale il blocco totale di ogni tipo di trivellazione, sia in mare che in terra. Lavoreremo sulla sensibilizzazione della gente, specialmente in quelle regioni che sono escluse dai progetti estrattivi e che non sentono direttamente sul collo il fiato puzzolente delle trivelle. Un terreno comune ad ogni regione italiana è il disastroso stato del dissesto idrogeologico del suolo, che non riesce più a drenare le sempre più frequenti bombe d’acqua (dovute al rapido cambiamento climatico innescato proprio dall’uso sregolato degli idrocarburi), la grave e drammatica erosione di colline ed il drenaggio dei fiumi (per il prelievo della ghiaia usata in edilizia), senza una conseguente ed adeguata ristrutturazione e rifacimento degli argini e del letto stesso dei fiumi, rendono il nostro territorio, nella sua interezza pericolosamente instabile. Anni ed anni di ruberie varie, hanno sottratto ciclicamente fondi pubblici alla manutenzione del nostro comune patrimonio ambientale, rendendo l’Italia, dal “giardino d’Europa” alla “cloaca d’Europa”, con discariche selvagge, inceneritori che bruciavano sostanze tossiche di provenienza nordeuropea, rifiuti speciali diventati business per mafie locali e nazionali, terre dei fuochi, diossina dell’Ilva, Porto Marghera, ThyssenKrupp…
Non consentiremo ulteriori danni alla nostra terra, non consentiremo che per una quantità di petrolio estraibile pari a neanche un decimo del fabbisogno nazionale, si metta a rischio il nostro mare, la sua fauna e la sua flora. Anche il più insignificante degli incidenti ad una qualunque delle più di dieci nuove piattaforme in una prossima installazione nel mare antistante Rimini, avrebbe conseguenze inimmaginabili essendo l’Adriatico un mare chiuso, con un ricambio delle acque molto più lento che non, ad esempio il Tirreno, come la “mucillagine” ci ha insegnato molto bene.
Senza turismo che Rimini sarebbe?
Ipotizziamo il peggiore degli scenari possibili: le piattaforme sono in piena attività da due anni, le due concessionarie estere che hanno appaltato i lavori stanno facendo milioni e milioni di euro, renzino e il piddì incassano la loro quota, poi, improvviso come il disastro del Vajont, una scossa di terremoto scuote la Romagna, le Marche e l’Abruzzo, è una scossa lieve, nelle città e nei paesi non ha prodotto quasi nessun danno, se non qualche ferito a causa dei cornicioni crollati. Ma nel mare la scossa ha fatto saltare tutte le connessioni tra le enormi tubature, è un attimo e tutto inizia a diventare inesorabilmente nero, veleno per animali e persone, pesci e flora, il panico regnerà sovrano ed i vari Schettino sparsi nelle sedi che contano fuggiranno in preda a crisi isteriche e forti attacchi di colite. Quello sarà il primo anno senza Notte Rosa, anzi la notte e il giorno saranno Neri, come il petrolio che scorre nelle vene di renzino versione Bush.
Bisogna parlare alla gente, bisogna che tutti prendano coscienza dei pericoli che incombono, bisogna spingere verso le fonti energetiche che non abusino del suolo, che siano ad impatto zero come il fotovoltaico, l’eolico, il moto ondoso, o il biodiesel ricavato dagli oli della ristorazione.
Anche solo l’idea che, nel 2015, si debba ricercare altro combustibile fossile mettendo a repentaglio un intero ecosistema, rischiando milioni e milioni di euro di danni a tutte le attività costiere, da Trieste a Otranto, parrebbe anacronistica a chiunque, con un minimo di cognizione di causa.
Invece assistiamo ogni giorno all’avanzamento di un progetto che dimostra, ancora una volta, i veri interessi di un governo che, pur di racimolare qualche spicciolo, fa gli interessi dei grandi petrolieri, mettendo in secondo piano, ancora una volta, i cittadini, i veri e soli padroni del territorio!
Le alternative energetiche esistono ormai da tanti anni, ma, mentre Obama blocca il progetto del nuovo oleodotto “XL Keystone pipeline” per contrastare i cambiamenti climatici, l’Italia svende il suo mare, pur di ottenere qualche barile di petrolio in più, rifiutandosi di attuare una politica energetica sostenibile, volta alla conservazione dei bellissimi territori che abbiamo e al rispetto dell’ambiente che ci circonda.
Oggi, a pochi giorni dall’approvazione di Ombrina Mare, piattaforma petrolifera vicina alle coste abruzzesi, è più che mai necessario che tutte e tutti ci informiamo, ci interessiamo e ci opponiamo a questa politica energetica anacronistica che punta a privatizzare gli utili, socializzando i danni.
Per questo Sabato 21 Novembre a Cattolica abbiamo organizzato, assieme a #SOSAdriatico e Trivelle Zero Pesaro/Fano, una giornata di informazione insieme, oltre ai gruppi già citati, al Prof. Augusto De Sanctis di No Ombrina, per capire i progetti trivellazione in atto e in partenza, come Bianca Luisella, piattaforma che interesserà la fascia costiera da Cattolica a Pesaro.
Qui trovate l’evento Facebook.
Vi aspettiamo!