Si è concluso questa mattina presso il Tribunale di Rimini il processo per l’Occupazione del Laboratorio Sociale Paz di via Montevecchio, processo iniziato nel 2009 dopo lo sgombero del 9 giugno 2008.
Si conclude così positivamente con una piena assoluzione per tutti gli/le attiviste e attiviste del Lab Paz imputati per i reati di occupazione e imbrattamento ( prescritti) e per il furto di energia elettrica che vedeva indagata un’unica attivista. Ringraziamo innanzitutto l’Avv. Paola Urbinati per aver raggiunto questo importante risultato e aver portato in Tribunale le rivendicazioni e la forza di quel percorso che è stato innanzitutto un percorso sociale di lotta contro le disuguaglianze, l’autoritarismo istituzionale, le pratiche antirazziste.
Di quella storia per chi l’ha vissuta ricordiamo tutto e senza questa straordinaria esperienza di autogestione e libertà non ci sarebbe mai stato tutto quello che abbiamo costruito dopo. Per questo salutiamo questa vittoria che non è solo nostra ma di tutti e tutte i/le militanti dei centri sociali italiani, con il testo dell’assemblea del collettivo politico di allora.
“Laboratorio Paz. Non per ricordare ma per andare avanti”
Qui c’era la vita, ora c’è l’abbandono.
Qui c’era un senso, ora c’è la perdita di significato
Energia, eresia, sogno, memoria, indipendenza, libertà… Laboratorio sociale Paz!
Non per ricordare ma per andare avanti.
Abbiamo occupato 5 anni fa questo spazio, ora lasciato divorare dalla solitudine e se è reato occupare uno spazio, per noi, al contrario, è reato abbandonarlo per anni all’inadempienza, a fronte, della crisi che avanza, della precarietà, del disagio abitativo e della necessità sempre più attuale di luoghi di confronto e di co-costruzione di esperienze fra giovani e meno giovani. Non abbiamo aspettato l’intervento di chissà quale esperto sociologo per riconoscere il nostro malessere in attesa di aspettare una qualche alchimia istituzionale come cura; la nostra cura, per noi e per quelli che abbiamo incontrato, è scritta nella nostra storia, nella fatiche umane ed economiche di ristrutturare questa scuolina, nelle fatiche umane ed economiche di produrre eventi, iniziative, servizi pubblici senza il benché minimo contributo esterno. Liberi ed indipendenti.
Cambiare nel piccolo la nostra città è una scelta che ha interrogato ed interroga anche la nostra vita, “da vita passiva, precaria, invisibile a vita che si determina in una forma nuova”. Libera ed indipendente.
Quello che interessava ed interessa ancora a noi “è portare avanti un’eresia che ha la possibilità di avere la potenza del sogno e del desiderio ma che deve anche essere maledettamente concreta”.
Questo è stato per noi l’esperienza eretica del Laboratorio Sociale Paz. Qualcosa di maledettamente concreto.
Questa eresia, il sogno concreto di uno spazio di indipendenza che si esprime anche come conquista della libertà, non può essere solo per chi l’esperienza del Paz l’ha già vissuta, ma elemento di discussione aperto alla città. Dobbiamo fare di questa eresia, così maledettamente concreta, pensiero e pratica collettiva come elemento centrale del dibattito intorno alla nostra città e alle contraddizioni che essa manifesta.
L’esperienza del Laboratorio Paz deve essere un crosspoint dal quale ripartire.
Iniziando da ciò che siamo stati e già siamo, da ciò che abbiamo fatto e che continuiamo a fare con tutta l’intensità e la passione che possiamo ritrovare e che è tutta dentro di noi…e dentro ognuno di voi.
Paz project… to be continued
Lab. Sociale Paz – Ottobre 2009
nella foto Don Gallo al Laboratorio Occupato Paz