OGNI SPAZIO ABBANDONATO FUNZIONA MOLTO MEGLIO COME SPAZIO RIUTILIZZATO!
La storia del Villino Ricci ci riconsegna ancora una volta l’idea di una società in cui le persone senza casa sono definite degli sbandati e gli spazi pubblici, volutamente lasciati in abbandono, degrado.
La storia del Villino Ricci è una storia di riscatto e dignità, in quegli spazi hanno vissuto più di venti persone dal 23 maggio al 23 novembre 2015 fra cui alcuni nuclei famigliari, è nato il Guardaroba Solidale Madiba grazie alla generosità di centinaia di riminesi, si sono generati i primi passi del percorso di urbanistica partecipata Madi_Marecchia, dove insieme ad architetti, ricercatori, operatori sociali, vicinato e persone senza casa si è iniziato a ragionare su come le scelte urbanistiche dovessero dare risposte ai bisogni abitativi crescenti e contemporaneamente ridare una funzione soprattutto sociale ai luoghi abbandonati.
La città merce e dei confini contro la città dei diritti per tutt*.
È grazie al Villino Ricci che nasce l’esperienza di Casa Don Andrea Gallo Rimini #perlautonomia 2.0 e la prima istruttoria pubblica per l’emergenza freddo, che ha portato alla conquista non di un centro a bassa soglia per le persone senza fissa dimora della città (sempre più in crescita per effetto dei decreti sicurezza e immigrazione) ma di un luogo di dignità e di pratica per una nuova visione di città e comunità da costruire.
Una città in cui al centro ci sono le persone, in cui si è capaci di sovvertire l’idea dei dormitori notturni come unica risposta ai bisogni abitativi delle persone senza casa e dell’idea della rigenerazione urbana in marketing.
L’8 Gennaio 2020 il Comune di Rimini ha diramato un comunicato stampa sull’attivazione di una nuova emergenza freddo e lo stanziamento di fondi dedicati. Ancora questa emergenza freddo non è partita nonostante siano centinaia le persone costrette in strada e nei rifugi di fortuna per ritagliarsi un po’ di dignità nella nostra città.
Negli ultimi mesi sono morti diversi homeless nelle metropoli italiane, in particolare a Milano dove il Comune sta investendo dei fondi europei per la sperimentazione di progetti davvero innovativi.
Molti di questi homeless avevano un posto letto in qualche dormitorio notturno, ma preferivano il giaciglio di fortuna che si erano ricavati, al dormitorio.
Se le persone senza casa nei non luoghi istituzionalizzanti dove non costruisci relazioni, anzi ne sei privato, non ci vogliono andare e preferiscono vivere aprendo la porta di qualche immobile abbandonato, o dormendo in qualche giaciglio di fortuna, due domande bisognerebbe farsele anziché mandare la polizia. Evidentemente qualcosa deve cambiare.
A cosa devono rispondere i percorsi di accoglienza delle persone senza casa? A costruire percorsi di autonomia e a rompere con i dispositivi gerarchizzanti delle politiche sociali e abitative finora sperimentate, così come a quella sulla sicurezza che sono state completamente fallimentari, o a ripetere l’esistente su un piano di compatibilità, in cui i poveri e senza casa rimangano tali mentre noi gli offriamo la carità assistenziale che sa di elemosina?
Noi abbiamo sempre creduto nella solidarietà liberatrice di cui ci parlava Don Gallo, quella che coscientizza i senza casa, quella che ti fa alzare la testa contro lo status quo, quella che elimina le distanze tra cittadini di serie A e di serie B, producendo diritti, allargando le opportunità di partecipazione alla vita sociale, mettendo in discussione i poteri repressivi che colpiscono gli ultimi, i poteri che sono causa di ingiustizia.
Noi siamo contro la città merce e contro un’idea di rigenerazione urbana che sa più di operazione di marketing, funzionale al restyling di arredi urbani e allo spostamento di flussi di turisti e denaro che non a reali politiche urbanistiche.
Pertanto chiediamo che si apra da subito un percorso partecipato per la riqualificazione del Villino Ricci e che esso sia animato in primis dalle persone che non hanno una casa e vivono in strada.
Teresa Pazzaglia in Ricci ha lasciato questa eredità alla nostra città affinché divenisse un luogo di vita e di cultura. Cosa di meglio allora se non riqualificare questo spazio, come luogo di accoglienza e produzione culturale fra persone senza casa e la città?
UNA CASA PER TUTT*
Casa Madiba Network