Tal che gli duole il capo, si medica il calcagno
In poco più di un mese, a Rimini, le notizie sugli sgomberi e sugli avvenimenti correlati sono state progressivamente sostituite da un’altra vicenda di cronaca, che ha sollevato una nube di polvere bianca sulla città.
Stiamo parlando dell’operazione Titano, che a partire dal 9 giugno 2015 ha visto indagate 41 persone, con accuse che variano dallo spaccio di cocaina (si parla di un chilo e mezzo in una sola serata), all’estorsione, fino al porto abusivo di armi. Come misura preventiva, inoltre, è stata disposta la chiusura per 30 giorni (poi ridotti a 15) di un noto locale della movida riminese, che ha contribuito significativamente all’organizzazione di uno degli eventi principali del cartellone di Rimining: la Molo Street Parade.
Nei giorni successivi agli sgomberi di Casa Madiba e Villa Flo ed Eva del 20 maggio 2015, ad ogni richiesta di spiegazioni, ad ogni dubbio sollevato dagli attivisti e non solo, l’amministrazione comunale ha facilmente trovato riparo dietro lo scudo della difesa della legalità, rispondendo che l’occupazione è illegale, che denunciarla è un atto dovuto e che gli sgomberi fossero inarrestabili, e che, per assegnare Casa Madiba Network regolarmente sarebbe stato pubblicato un bando ad evidenza pubblica.
L’amministrazione comunale aveva inneggiato alla legalità per giustificare gli sgomberi, ma non ha ritenuto necessario dissociarsi dalle persone e dalle attività coinvolte nell’operazione Titano, anzi, ha continuato a collaborare con il locale per portare a compimento l’evento da 200’000 persone (secondo le stime ufficiali).
Uno dei grandi eventi all’interno del cartellone di Rimining, che nasconde dietro di sé il gioco al ribasso delle attività ricettive riminesi, portando gli operatori turistici a rifarsi sulle spalle dei lavoratori stagionali, sfruttati con contratti “grigi” che coprono poche ore al giorno, a fronte di turni di lavoro massacranti di 10 o più ore.
L’amministrazione comunale ha deciso di non schierarsi, lasciando che il Coconuts esponesse il proprio logo sul sito, che allestisse la propria imbarcazione, correlata peraltro da una frase che, alla luce degli ultimi avvenimenti, suona abbastanza stonata: un bel dito medio alla crisi economica che investe il paese e l’occidente e che ha creato non pochi problemi a tantissime persone. Della serie: la crisi ve la tenete voi, noi troviamo altri modi per finanziarci.
Anche la prefazione del libro che celebra i 15 anni di attività del locale acquista una luce diversa dopo le recenti vicende, visto che è stata firmata dall’aperisindaco, paladino della legalità e del manganello contro coloro che cercano di colmare le lacune di un’amministrazione sorda ai problemi sociali, ma sempre pronto a farsi bello e prendersi i propri meriti di fronte a un grande evento, anche se non del tutto trasparente e pulito.
“Quello tra Rimini e la notte non è stato un matrimonio d’interesse ma due destini che si sono uniti perché così era scritto nelle stelle. Ecco dunque, ogni volta che spegniamo una candelina per uno dei locali che hanno fatto e fanno la storia di questo puntino sull’asse dell’Adriatico è come se ricordassimo chi siamo e da dove siamo venuti. Non perfetti, adorabili e detestabili, ma almeno vivi. Fa niente se poco ‘politicamente corretti’; fa niente se cambiando nel cambiamento, ogni tanto facciamo finta che gli schemi non esistano” – Andrea Gnassi
L’evento, che si è concluso con un bilancio di 6 arresti per vari reati (tra cui rapina, resistenza a pubblico ufficiale e furto aggravato), 50 persone soccorse nell’ospedale da campo allestito nei pressi dell’evento e 35 persone ricoverate in Pronto Soccorso (di cui 25 per intossicazione da alcol), ha visto l’amministrazione comunale prodigarsi in una massiccia campagna mediatica, alzando il vessillo di Rimining, mostrando che Rimini è una città viva e piena di divertimento, che ci sono tante belle feste dove ubriacarsi e tirar tardi fino al mattino.
E allora ben vengano le feste che incentivano l’abuso di sostanze, il divertimento disimpegnato, e che, come segnalato da qualche consigliere, non rispettano molte norme sulla sicurezza. E ben venga lo sgombero di un’occupazione abitativa, visto che l’impianto elettrico non era a norma. Sarebbe stato da sprovveduti lasciare gli occupanti esposti al pericolo, per strada saranno più al sicuro!
Per questo il Collettivo PERF, dentro la TAZ lanciata da Casa Madiba Network e F.A.C.K. ha voluto esprimere il proprio dissenso, realizzando un’azione performativa in concomitanza dell’evento simbolo di Rimining, per urlare a gran voce che esiste una Rimini alternativa a quella ufficiale, una Rimini sensibile e solidale alle vere problematiche sociali.
Gustatevi il trailer: